NOTO. Arriva dritto al cuore dei fedeli, specie dei più giovani, cantillando i brani degli artisti più in voga del momento. Una pratica che lo ha posto all’attenzione di mezzo mondo (e non solo canoro), facendogli conquistare una popolarità senza precedenti. Non c’è messa, omelia, incontro, lezione o discorso che non termini con una cantillata, come ama definire lui i suoi momenti canori. Lui è il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, l’alto prelato arrivato dalla Calabria nei primi giorni di aprile di sette anni fa e che per certi versi ha mutato le regole, senz’altro più alla mano, per avvicinare i giovani alla Chiesa. La sua voce con forza è entrata all’interno degli edifici religiosi di tutta la Sicilia. E anche oltre. È la voce del vescovo che canticchia Noemi e Mengoni, ma al tempo stesso non ignora, specie quando la platea ha le orecchie fini, De Andrè e Battiato. Il vescovo che cantilla sta completando il libro Credo negli esseri umani, cantando la buona novella pop…, richiesto dall’editore Rubbettino “proprio per via della storia della cantillazione durante le omelie”, dice Staglianò.