SIRACUSA. Non sono stati solo i rilievi del «Ris» nella casa di via Calatabiano a convincere Christian Leonardi a confessare di essere stato lui a provocare la morte della moglie, Eligia Ardita, e della piccola Giulia che la sua consorte portava in grembo. Una spinta l’ha data il fratello del presunto omicida, Pierpaolo Leonardi, che lo ha messo con le spalle al muro ma dopo ore assai concitate. «Dopo che gli accertamenti dei Ris hanno svelato delle prove solide, ho avuto – spiega Pierpaolo Leonardi - una colluttazione con mio fratello perché volevo a tutti i costi che mi spiegasse cosa fosse successo. In un primo momento ha ribadito la sua estraneità alla vicenda poi messo alle strette si è aperto».
Christian Leonardi è al suo quarto giorno in cella, nel penitenziario di contrada Cavadonna, sepolto un’accusa pesante: omicidio volontario ed interruzione di gravidanza, formalizzata nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura ed eseguito dai carabinieri. Un epilogo a cui si è giunti dopo l’interrogatorio con il procuratore aggiunto, Fabio Scavone, ma dal giorno della morte di Eligia, la notte del 19 gennaio, il disoccupato ha sempre negato di essere stato l’autore di questa tragedia.
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