SIRACUSA. La bara poggiata su un tappeto nel portico della chiesa di Santa Lucia con due rose bianche poggiate sopra. Attorno altri ragazzi che hanno attraversato il mare riuscendo a toccare terra ancora in vita.
Lui, Ulet Mohammed invece non ce l’ha fatta ed è morto a 15 anni nella traversata tra Malta e Augusta. Per salutarlo, ieri mattina, esattamente come accaduto a settembre del 2013 per la giovane Izdihar Mahm Abdulla, cristiani e musulmani sono tornati a riunirsi e pregare insieme. Sono stati padre Luigi Corgiulo e l’Imam di Catania, Keit Abdelhafid a presiedere il rito interreligioso alla presenza del prefetto Armando Gradone e delle autorità civili e militari con l’assessore comunale alle Politiche sociali Rosalba Scorpo in rappresentanza del Comune.
«Siracusa oggi è ancora una volta esempio di amore e accoglienza - ha detto l’Imam -. Basta recuperare morti in mare, non si parli più di emergenza davanti a questo dramma umano». «Da parte di tutti noi - ha aggiunto padre Corgiulo - deve esserci l’impegno a difendere in tutti i modi la vita. Oggi questo abbraccio deve essere un modo per fare sentire il nostro sostegno a tutte queste persone che hanno bisogno di aiuto». La preghiera cristiana si è poi unita a quella musulmana prima che la bara venisse presa a spalla e portata fuori dalla chiesa in un rispettosissimo silenzio.
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