SIRACUSA. Che il gruppo Messina fosse strutturato nel commercio di droga i magistrati della Procura distrettuale di Catania ed i carabinieri lo apprendono anche dai pentiti di «Cosa Nostra». Nelle dichiarazioni dell’ex reggente del clan «Bottaro-Attanasio», Attilio Pandolfino, gli inquirenti scoprono i rapporti d’affari tra la presunta banda, coinvolta nell’operazione «Euripide» con 23 arresti, e le organizzazioni mafiose.
«I contatti con Francesco Messina – racconta Pandolfino nell’interrogatorio del 17 luglio del 2013 - venivano intrattenuti da me e da Salvatore Calabrò, successivamente, a partire dal 1999, i contatti per la fornitura di hashish, venivano presi direttamente dal padre di Francesco, Angelo Messina, ma le consegne le effettuava sempre Francesco. Dall’anno 2006, Francesco Messina ha fornito anche cocaina al clan Bottaro Attanasio». Nell’inchiesta è soprattutto emerso che il gruppo avesse trovato in Calabria un canale formidabile per l’approvvigionamento della droga, rappresentato dalla famiglia Gattuso, che ha come base operativa San Luca, nel cuore della Locride, in provincia di Reggio Calabria.
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