SIRACUSA. La Corte d'Assise di Siracusa ha condannato venti somali, da tempo residenti in Italia con lo status di rifugiati politici, perché ritenuti facenti parte di un'organizzazione criminale transnazionale che gestiva un traffico di immigrati ai quali, una volta giunti in Italia, era in grado di fornire anche documenti di identificazione falsi.
Nell'ambito della stessa inchiesta della Dda della Procura di Catania altri 22 imputati sono stati condannati nel novembre del 2013 con un patteggiamento dal Gup del Tribunale etneo. Dei 48 indagati destinatari di provvedimenti restrittivi, 42 sono già stati condannati in primo grado. Con tali sentenze è stata definita una complessa ed articolata indagine avviata dalla Procura di Modica e diretta e coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania, cui hanno partecipato strutture investigative della Polizia di Stato (Squadra Mobile della Questura di Ragusa e Sco di Roma) in collaborazione con la guardia di finanza (Gico del Nucleo di Firenze).
L'indagine ha preso l'avvio dall'esame del traffico telefonico di talune utenze cellulari rinvenute in possesso di clandestini sbarcati nel territorio costiero di Pozzallo. Con una capillare attività di intercettazioni telefoniche veniva accertato che gli imputati, alcuni in veste di promotori ed organizzatori, altri in veste di partecipi, avrebbero messo in piedi un'organizzazione criminale transnazionale con lo scopo di procurare, dietro pagamento di ingenti somme di denaro, l'ingresso illegale in Italia, sotto falso nome, da Grecia, Kenya e Somalia, di cittadini extracomunitari di nazionalità somala, consentendone successivamente il loro trasferimento nei paesi europei di destinazione, Olanda, Inghilterra e sopratutto Svezia, Norvegia e Finlandia con documenti sanitari e di identità necessaria per l'ottenimento dei visti di ingresso.
L'inchiesta è sfociata, il 13 dicembre 2012, all'emissione, da parte del Gip di Catania, su richiesta della Dda della locale Procura, di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per 48 indagati. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito in diverse località italiane dove, secondo l'accusa, ci sarebbero state delle "cellule operative della organizzazione": Firenze, Prato, Siena, Torino, Cuneo, Biella, Milano, Bergamo, Genova, Napoli, Padova, Roma, Palermo. Due imputati sono stati arrestati in Germania ed in Gran Bretagna in esecuzione di mandati di arresto europeo, grazie alla cooperazione della polizia internazionale offerta da Eurojust e dal comando generale della guardia di finanza.
L'organizzazione, ha sostenuto la Dda della Procura di Catania, era in grado anche di vendere, attraverso il coinvolgimento dei veri titolari, di visti di ingresso già concessi per salute, visita e ricongiungimento familiare.. Inoltre sarebbe stata in grado di fornire ai 'clienti' ogni supporto logistico: ospitalità, trasferimenti, falsificazione di documenti, acquisto di biglietti, collegamento dei clandestini con altri associati, movimentazione delle somme legate alla realizzazione ed ai guadagni per ciascun "programma di viaggio", accompagnamento nei vari porti italiani per raggiungere i Paesi di destinazione, accompagnamento negli stessi Paesi con autovettura, e svolgendo il ruolo di passeur attraversando i valichi delle frontiere terrestri.
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