AUGUSTA. Altri dieci morti nel Canale di Sicilia, una tragedia inaccettabile ma «statisticamente prevedibile» in considerazione dei numeri: 9 imbarcazioni soccorse, oltre 1.200 portati in salvo, se si sommano gli 86 strappati al naufragio dalle autorità tunisine al largo di Zarzis. E mentre ancora si contano i morti più recenti, altri 94 migranti vengono tratti in salvo in serata dalla Guardia Costiera a 40 miglia dalle coste libiche, nel decimo soccorso in 24 ore. La prima notizia del mattino era di quelle «ordinarie»: il mercantile «Conti Agula» si dirige verso Pozzallo con a bordo 183 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia, quel tratto di mare dove ieri i venti s'erano finalmente placati, dando di nuovo «ospitalità» ai barconi dei disperati. Ma la seconda notizia non aveva nulla di rassicurante: una nave con centinaia di extracomunitari fa rotta verso Augusta, a bordo dieci cadaveri. Le vittime viaggiavano su un gommone che si era rovesciato e il rimorchiatore Occ Cougar e la nave Dattilo della Guardia costiera erano riusciti a mettere in salvo 121 extracomunitari, prima di continuare a pattugliare lo specchio d'acqua alla ricerca di altri eventuali superstiti. Sulla sciagura la Procura di Siracusa ha aperto un'inchiesta per naufragio e omicidio plurimo colposi. I dieci cadaveri sono arrivati nel porto commerciale di Augusta quando era già buio da poco, trasportati dalla nave Dattilo. L'unità aveva a bordo 439 extracomunitari, 318 dei quali salvati in attività precedenti al soccorso dei 121. In meno di 24 ore, dunque, sono state dieci le operazioni di salvataggio, nove delle quali coordinate dalla Guardia costiera a circa 50 miglia a nord della Libia, dove sono stati dirottati vari mercantili e inviati mezzi della Capitaneria di porto e un'unità della Marina militare inserita nel dispositivo Triton. Tra le persone tratte in salvo, oltre 30 bambini e più di 50 donne, di cui una incinta per la quale si è reso necessario l'invio di una motovedetta classe 300 della Capitaneria di Lampedusa.