CASSIBILE. È ripreso con l'esame di alcune parti offese ieri mattina il processo in tribunale scaturito dall'operazione antimafia denominata «Knock out» condotta l'8 maggio di due anni fa dai carabinieri che ha portato ad alzare il velo su una presunta organizzazione criminale capeggiata dal boss Antonino Linguanti che avrebbe gestito i traffici illeciti, droga, estorsioni e gioco d'azzardo, in condizione di egemonia a Cassibile. I giudici, dando seguito ad una richiesta del pubblico ministero della Procura distrettuale antimafia di Catania Andrea Ursino hanno chiamato a testimoniare due persone (una terza non si è presentata in aula e per essa è stato disposto l'accompagnamento coattivo per la prossima udienza) che in qualche misura hanno dovuto fare i conti con la malavita.
Il primo testimone è stato un commerciante di Cassibile, Giuseppe Spampinato, individuato dalla pubblica accusa come parte offesa ma non costituita in giudizio. L'uomo ha riferito un episodio relativo al ritrovamento di due cartucce davanti alla porta d'ingresso del proprio esercizio commerciale nel 2008. «Se ne accorse mia moglie - ha riferito il commerciante in aula - aprendo il negozio. Dopo quell'episodio che subito segnalammo alle autorità inquirenti non accadde nulla». Le indagini sul caso non approdarono ad alcun elemento significativo anche perché dopo le cartucce la parte offesa non ricevette alcuna ulteriore comunicazione né in forma esplicita né in maniera indiretta. Il secondo testimone, Massimiliano Ragusa, citato a riferire alcune circostanze legate ad una lite avvenuta a Cassibile si è limitato a dire di non ricordare nulla. Fin qui l'udienza dibattimentale di ieri. L'istruttoria è stata aggiornata al 2 marzo per l'esame di altre parti offese.
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