SIRACUSA. C’era un reparto, quello di Medicina riabilitativa, ricavato nei locali dell’ex ospedale neuropsichiatrico, alla Pizzuta, che copriva le assenze del personale. Ne sono convinti i magistrati ed i militari della Guardia di finanza che hanno condotto l’indagine per assenteismo nell’Asp, denominata «Doctor House» culminata con l’iscrizione di 33 persone nel registro degli indagati mentre per nove di loro il giudice per le indagini preliminari del tribunale, Patricia Di Marco, ha disposto l’interdizione dai pubblici uffici per due mesi. E’ impietosa la ricostruzione degli inquirenti sul personale di quel reparto finito sotto inchiesta. «In alcuni giorni – scrivono gli inquirenti nell’ordinanza depositata al gip – risulta che alcuni di questi dipendenti si assentavano dal lavoro per l’intero turno giornaliero. In questi casi, infatti, il badge dei dipendenti assenti veniva timbrato sia per inizio che per fine turno da altri colleghi. L’esame della sequenza delle timbrature effettuate nei rilevatori segnatempo negli orari interessati e dei prospetti di rilevazione degli orari di lavoro dei dipendenti attenzionati nella vicenda ed il successivo confronto degli stessi con i dati acquisiti dalle operazioni di videoregistrazione ha consentito di individuare tutti i dipendenti coinvolti nel sistema delle timbrature irregolari appartenenti al settore di Medicina Riabilitativa». Nella bufera giudiziaria è finito un medico e secondo la versione del procuratore capo, Francesco Paolo Giordano e del sostituto, Antonio Nicastro, “il numero complessivo di ore lavoro non svolte nel periodo oggetto di contestazione è pari a 46 ore e 5 minuti”. Da quanto emerge nell’indagine, iniziata nel gennaio del 2013 e conclusa poco meno di due mesi dopo, il medico svolgerebbe dei servizi esterni, tra cui in Comuni diversi dal capoluogo, come Floridia, Solarino e Sortino ma, secondo gli investigatori, sarebbero emerse visite domiciliari fantasma. Sotto la lente dei finanzieri c’è la giornata del 13 febbraio del 2013. “La cartella prodotta – scrivono gli inquirenti nell’ordinanza – non si rileva sufficiente a dimostrare l’attività svolta all’esterno dal dottor.., posto che la stessa viene redatta dall’indagato il 13 febbraio ma non contiene indicazioni circa lo svolgimento da parte del medico di una visita domiciliare effettuata in detta data” mentre in riferimento ad un’ispezione del 14 febbraio “nella cartella di… si dà atto che è stata eseguita la visita ma non viene prodotto il relativo verbale con conseguente impossibilità di verificare quale medico abbia effettuato la visita e se questa sia stata eseguita o meno presso il domicilio del paziente”.