SIRACUSA. La Guardia di finanza è già al lavoro per svelare se le procedure di assegnazione dei centri di accoglienza di Melilli e di Priolo, finiti in un’inchiesta della Procura, una costola di «Mafia Capitale» della magistratura di Roma, hanno un supporto legale. Gli inquirenti, nei giorni scorsi, hanno già bussato alle porte della Prefettura dove batte il cuore della macchina istituzionale che gestisce l’immigrazione e naturalmente l’accoglienza. Ma sul centro «Papa Francesco» di Priolo, che ospita minori stranieri non accompagnati, il prefetto, Armando Gradone, ributta la palla nel campo del Comune priolese. «Noi con Priolo – spiega il rappresentante di governo, Armando Gradone - non abbiamo nulla a che vedere da ormai un anno. Non è una struttura in convenzione con la Prefettura, tanto per essere chiari. Ha lavorato con noi l’anno scorso in un momento di difficoltà e per questo motivo abbiamo avuto l’opportunità di avvalerci di quei locali. Poi, il centro è uscito fuori dalla nostra orbita perché i minori rientrano nella competenza dei Comuni. La struttura di Priolo ha operato in collaborazione con i Comuni che, di volta in volta, hanno ritenuto di affidare al centro ”Papa Francesco” gli stessi minori. Per intenderci, dei minori si occupano i servizi sociali, che, come si sa, sono sotto la gestione dei Municipi. Questa è la legge attuale anche se ci sono segnali di cambiamento, sotto questo aspetto. Il minore che sbarca è affidato ai servizi sociali del Comune». La struttura di Priolo, ricavata in contrada Mostringiano, ospita, al momento, 68 minori non accompagnati ”ma, per quanto ci riguarda non abbiamo nulla da temere dall’inchiesta della Procura, anzi siamo assolutamente sereni e confidiamo nel lavoro della magistratura” fanno sapere dal centro di accoglienza «Papa Francesco», gestito da un’associazione onlus. Mentre la struttura di Melilli, sotto il controllo di una cooperativa che fa riferimento a Salvatore Buzzi, uno degli indagati principali dell’inchiesta Mafia Capitale, è convenzionata con la Prefettura. «È vero – dice il prefetto Armando Gradone - che è convenzionata con la Prefettura. È una struttura che fa riferimento a delle cooperative sociali che sono adesso in amministrazione giudiziaria: uno strumento di tutela che serve a garantire la continuità. L’autorità romana ha disposto il sequestro di queste strutture riconducibili a quelle cooperative ma, in merito, all’inchiesta della Procura di Siracusa non so nulla».