ROSOLINI. Rabbia, lacrime, disperazione. Non si danno pace i familiari del piccolo Salvatore, il neonato rosolinese deceduto martedì scorso 25 novembre all’ospedale “Maggiore” di Modica, rimasto in vita appena 9 ore e venuto al mondo cianotico dopo 62 ore dalla rottura delle acque. Chiedono a gran voce “giustizia” e per questo hanno presentato una circostanziata denuncia. Sperano in una indagine celere che accerti in tempi veloci se ci sono state responsabilità. «I medici continuavano a ripeterci che sapevano quello che stavano facendo - dice in lacrime la nonna, Paola Cucuzza - ma si vedeva subito dai tracciati che qualcosa non andava. Il cuore non batteva in modo regolare e noi eravamo allarmati. In tutto quel tempo mia nipote ha sofferto le pene dell’inferno dovendo pure subire dopo 62 ore un’operazione a carne viva per il parto cesareo. Perchè non farlo subito?». La mamma, K.L. 30 anni, infatti, si era presentata all’ospedale per sottoporsi all’ennesimo tracciato ma le era stato consigliato di ricoverarsi dopo la rottura delle acque. «Era in perfette condizioni di salute, così come perfette erano le condizioni di salute del nascituro - aggiunge la nonna -. Nonostante le nostre insistenze, è entrata nella sala parto solo il martedì mattina, ben 62 ore dopo il ricovero, un lasso di tempo enorme che per noi ha causato tutti i problemi». Il bimbo, nato cianotico, è stato trasportato d’urgenza in ambulanza all’unità di terapia intensiva neonatale dell’ospedale “Arezzo” di Ragusa, dove è stato ricoverato in prognosi riservata ma, dopo poche ore, il suo cuoricino ha smesso di battere.