RAGUSA. Non avrebbe potuto alzare la saracinesca del suo ristorante, ricavato a pochi passi da Ortigia, in via Malta, figurarsi servire pasti ai clienti. E non era il cibo il problema, anzi, dalle verifiche compiute dagli agenti del commissariato di Ortigia, al comando del dirigente, Teo Belviso, i prodotti erano tracciati ed anche di buona qualità. La proprietaria, secondo quanto sono riusciti a ricostruire gli inquirenti, non aveva le autorizzazioni del Comune. In gergo, si chiama «Scia», che ”tradotto” vuol dire Segnalazione certificata di inizio di attività, recentemente snellita dall’amministrazione di palazzo Vermexio per consentire ai titolari di pubblici esercizi di avere un percorso più agevole con la burocrazia: un documento che, come fanno sapere gli investigatori, andrebbe presentato negli uffici in via De Caprio, nella zona di via Grottasanta ma a quello sportello non si sarebbe presentato nessuno, o meglio non è mai stato messo un timbro sulla richiesta.
La titolare è stata sentita dagli inquirenti, al comando del dirigente del commissariato, Teo Belviso, ma non avrebbe saputo fornire molte giustificazioni, in ogni caso, per lei, è calata la mannaia della multa. Non uno scherzo, visto che sul verbale è indicato che dovrà pagare una sanzione di 7740 euro per rimettersi a posto. A mancare non era solo la ”firma” del Municipio alla richiesta del gestore, secondo la ricostruzione della polizia di Ortigia, ci sarebbero altre violazioni, che hanno contribuito a far lievitare la contravvenzione. «Sono state elevate le relative sanzioni amministrative - fanno sapere dalla Questura - per la mancanza delle procedure di autocontrollo e delle schede di rilevamento delle temperature frigo, pulizia e fornitori, e per la mancata esposizione, all'interno dei locali, della cartellonistica del divieto - dicono ancora dal palazzo della Questura di viale Scala Greca - di fumo e dell'atto autorizzativi».
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