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Zona industriale di Priolo, settore edile a picco

PRIOLO. A rischio altri sessanta posti di lavoro, in vista del rinnovo dei contratti di assegnazione degli appalti nell'area Isab per le due raffinerie Nord e Sud, nel cuore del polo industriale di Priolo. Secondo i dati forniti dalla Fillea Cgil sono 160 gli operai che attualmente sono rimasti fermi solo negli ultimi quattro mesi nella zona industriale perché si trovano in cassa integrazione o in mobilità. A renderlo noto è il segretario provinciale della Fillea, la federazione che rappresenta i lavoratori del settore edile della Cgil, Domenico Bellinvia.

"Le due ditte che attualmente sono impegnate all'interno dei cantieri in Isab Nord e Sud sono Cogesi e Asco - ha spiegato - ed in entrambi i casi ci troviamo di fronte ad imprese che hanno avviato la cassa integrazione per sessanta dipendenti complessivamente proprio perché mancano gli investimenti e sono praticamente ferme. Tra poche settimane scadrà il contratto di appalto e Isab avvierà la gara che potrebbero vedere fuori le due imprese con poche garanzie per questi lavoratori. Siamo preoccupati perché tra poco la situazione sul fronte occupazionale già grave nell'area industriale potrebbe diventare esplosiva con il ritorno di proteste e blocchi dinanzi alle portinerie".

Emergenza lavoro che è stata finora sottovalutata dalla realtà politica, secondo il segretario provinciale della Fillea, che ha fatto registrare solo nel settore edile negli ultimi tre anni la perdita netta di 2.500 posti di lavoro in provincia. "Siamo preoccupati anche per le vicende che riguardano Eni su Priolo - ha aggiunto Bellinvia - c'è poca chiarezza in merito alla seconda parte del progetto di riconversione produttiva con il rafforzamento dell'impianto di etilene ed il passaggio agli elastomeri ed alle resine ed a pagarne le conseguenze è l'indotto che è in piena emergenza con una tensione sociale difficile da contenere. Solo all'interno dell'area Versalis, ricordiamo che esistono 70 operai di Turco Costruzioni in cassa integrazione. La classe politica nazionale e regionale sta sottovalutando tutto questo e senza lo sblocco degli investimenti si andrà avanti solo con la cassa integrazione e la mobilità che sono l'anticamera del licenziamento".

Un tema caldo questo che è intrecciato anche all'indotto metalmeccanici anche loro sul piede di guerra. Primi tra tutti i 180 ex dipendenti di Siteco, l'azienda specializzata nella realizzazione di Marina di Melilli, specializzata nella produzione di pale e torri eoliche chiusa dal 2009. Gli operai si sentono traditi anche dai sindacati, oltre che dalla classe politica dopo che la Rossetti, l'azienda che avrebbe deciso di investire su Trapani invece che su Marina di Melilli e Punta Cugno per la costruzione della piattaforma Vega B da installare poi nel canale di Sicilia, come secondo modulo per il trattamento e il trasferimento del greggio da raffinare a Gela. Una beffa visto che il comitato tecnico per la valutazione di impatto ambientale del ministero dell'Ambiente ha dato parere positivo al progetto.

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