NOTO. Si chiude tra offese, spintoni e una persona contusa che ha dovuto fare ricorso ai sanitari dell’ospedale Trigona la festa dell’ottava di san Corrado, patrono della città. Ad essere coinvolti nello scontro - poco dopo le 22,30 di domenica scorsa, quando l’arca argentea del santo aveva già varcato il portone di bronzo e fatto rientro nella Basilica Cattedrale - alcuni portatori di cilii, gli enormi e decorati ceri votivi portati in processione dagli appartenenti all’omonimo sodalizio netino. Ad avere la peggio è stato un venticinquenne portatore del variopinto cero, G.G., che cadendo a terra, dopo un acceso diverbio con un altro socio fuori dall’edificio religioso, ha riportato la frattura della mano destra. Sull’episodio stanno ora indagando gli agenti del locale commissariato di polizia, dopo che il giovane, medicato la stessa sera all’ospedale Trigona di Noto, ha presentato querela per ingiuria e lesioni. Stando al racconto del venticinquenne, la lite sarebbe legata a vecchi rancori tra alcuni soci dell’associazione e sempre in relazione all’attività di portatore.
Un episodio che ha scosso l’ambiente religioso ma anche quello interno al sodalizio netino: «Non ero presente al momento dei fatti – dice oggi Sebastiano Floridia, presidente dei Portatori dei Cilii -. A conclusione del tradizionale giro dei ceri (oltre cento i partecipanti), ho lasciato la chiesa. Ho appreso quanto successo solo poco prima di mezzanotte. Ad informarmi è stato un altro socio. È chiaro che vorrò essere portato a conoscenza nei minimi dettagli di quanto si è verificato l’altra sera all’uscita dalla Basilica Cattedrale». A stigmatizzare l’episodio l’intera Chiesa netina, con in testa il vicario generale monsignor Angelo Giurdanella, subito informato dei fatti, al pari del vescovo Antonio Staglianò. «Dispiace e mortifica quanto successo domenica sera subito dopo il rientro in chiesa dell’arca del santo», dice monsignor Giurdanella. «Sino ad oggi ho avuto modo di sentire solo la versione di uno dei soggetti coinvolti nella triste vicenda. Deploro ogni forma di violenza – aggiunge -. Nel nome di san Corrado e della fede che nutriamo per il nostro patrono non possono accadere simili fatti. Non possiamo tradire il Vangelo che ci chiama ad un altro e ben diverso stile di vita. Essere devoti di san Corrado non significa chiudere una processione in rissa. Ma ora quello che più preme, e lo faremo in tutta fretta, è ristabilire un clima di serenità e di unità».