NOTO. Il salotto barocco di Noto come non l'avete mai visto. Dopo più di cinque anni di blocchi, interruzioni e incertezze legate all'impresa, ma anche ritardi nella concessione di fondi e conti sempre più aperti con la farraginosa burocrazia, da qualche giorno è stato liberato dai massicci ponteggi l'ultimo tratto del prospetto dell'ex collegio dei Padri Gesuiti, il settecentesco edificio che si sviluppa lungo corso Vittorio Emanuele, strada che allinea i maggiori monumenti della città. Potenza della festa dei fiori che quest'anno, in occasione della sua XXXV edizione, ha voluto rendere omaggio, in primo luogo, alle bellezze architettoniche del centro storico.
L'imponente edificio, rimasto in più parti fasciato dalle impalcature a causa dei lenti lavori di ristrutturazione, appena due settimane prima aveva lasciato cadere i bendaggi che per lungo tempo hanno tenuto nascosta la parte finale che si affaccia su piazza XVI Maggio. Monumenti senza restrizioni che durante il fine settimana appena trascorso, complice l'Infiorata di via Nicolaci, sono stati pienamente riscoperti dagli amanti del bello. Ma a gioire, e a ragione, oggi sono anche i commercianti di quella porzione di strada, con angolo piazza XVI Maggio, i quali si sono riappropriati di quegli spazi occupati dal cantiere esterno, senza trascurare che, per motivi di sicurezza, buona parte degli ingressi dei negozi sono rimasti circondati da ponteggi e transenne per tutta la durata dei lavori.
"È l'inizio di una nuova stagione che, a differenza del passato si annuncia, almeno nelle intenzioni, buona. In primo luogo perchè non avremo più da fare i conti con i disagi", dicono in coro i titolari degli esercizi commerciali che hanno sede nei bassi del barocco edificio, lungo la parte finale conosciuta come Convitto Ragusa. Non è però l'unica novità: nel fine settimana speciale vissuto dalla città (e non solo per la festa dei fiori) ha riaperto le sue porte a migliaia di turisti anche la chiesa di san Domenico, la più pura e compiuta realizzazione del barocco siciliano che, a distanza di ventidue anni dalla chiusura per via degli interventi di restauro finanziati con la legge regionale 26 dell'88, ha ospitato, seppure per qualche giorno, la mostra "Sulle ali del sacro". Quasi una prima per l'edificio che dal luglio 2003 a metà gennaio 2004, a seguito di un'intesa tra l'amministrazione comunale dell'epoca presieduta dall'allora sindaco Michele Accardo, la Regione Siciliana e la Soprintendenza ai Beni culturali, fu riaperto per accogliere i mosaici pavimentali del IV secolo dopo Cristo oggi custoditi, tra mille difficoltà, nella villa romana del Tellaro. Riapertura part-time però: la chiesa da ieri mattina è tornata ad avere i suoi portoni chiusi in attesa degli ultimi interventi di restauro.
Noto, basta transenne e ponteggi in centro
In Corso Vittorio Emanuele tolti i «bendaggi» per l’ex collegio dei Padri Gesuiti. Soddisfatti i commercianti che hanno riacquisito anche gli spazi esterni
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