PRIOLO. Dopo aver chiuso il capitolo sui falsi poveri del 2012, si riapre quello sul 2011. L’inchiesta degli agenti di polizia sui sussidi di solidarietà erogati dal Comune di Priolo è arrivata appena a metà e per i 166 che sono stati denunciati con l’accusa di truffa aggravata i guai potrebbero non essere finiti se gli inquirenti scoprissero che, anche due anni fa, hanno ricevuto aiuti, senza averne i requisiti. «Stiamo svolgendo delle verifiche - spiega il dirigente del commissariato di polizia di Priolo, Fabrizio Fazio - ma si tratta di un lavoro complesso perchè le pratiche da esaminare per il 2011 sono davvero tante». Nelle maglie della giustizia, oltre ai finti indigenti, sono incappati anche veri poveri, o giù di lì, che vivono con un reddito di circa 10 mila euro annui. Il problema è che alcuni di loro avrebbero incassato dall’amministrazione comunale l’assegno di solidarietà in più occasioni, violando la legge, ed agli agenti di Priolo non è rimasto altro che applicare la legge. Oltre ad accertare quanti contributi sono stati elargiti illegittimamente, agli inquirenti interessa soprattutto scoprire i motivi per i quali gli indagati sono stati favoriti ed il sospetto che, in qualche modo, la politica c’entri è molto concreto. Uno dei dati abbastanza indicativi è l’esplosione di sussidi tra settembre ed ottobre del 2012, un periodo molto caldo per via delle elezioni regionali. Secondo alcune fonti investigative, sarebbero stati assegnati oltre 150 sussidi e su questa fascia temporale si sono già accesi i fari della polizia e della Procura di Siracusa, che coordina l’inchiesta. Che quelli fossero giorni molto caldi, gli investigatori lo hanno dedotto dal fatto che sarebbero stati «stornati» 200 mila euro per accontentare le richieste. Un aspetto che sarà sottoposto ad ulteriori verifiche ma che suscita la «curiosità» degli inquirenti, che, nel corso delle indagini, hanno denunciato due dipendenti del Comune, accusati di avere falsificato le documentazioni. La polizia vuole scoprire se gli impiegati pubblici hanno agito per conto loro oppure rispondevano a degli ordini, impartiti da qualcuno più in alto. Di certo, al momento, gli agenti del commissariato di Priolo non hanno scoperto passaggi di denaro tra i falsi poveri e quei due impiegati, dunque resta l’interrogativo delle ragioni che li hanno spinti ad assumersi la responsabilità di taroccare gli atti pubblici. Questo è il nodo cruciale dell’inchiesta dei poliziotti che ha già avuto l’effetto di un terremoto a Priolo dove, da giorni, non si parla d’altro, negli uffici del Comune come nei bar. Ma di scosse, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, ce ne saranno ancora, non appena gli uomini del commissariato termineranno di esaminare le pratiche del 2011.
«Sussidi di solidarietà a finti poveri» Priolo, l’indagine si estende
Agli inquirenti interessa scoprire se i motivi per i quali gli indagati sono stati favoriti siano legati alla politica
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