FLORIDIA. Dalle sue parole si percepisce l'orrore dei momenti vissuti: Aurelio Carpinteri, 97 anni è uno degli ultimi sopravvissuti ai lager nazisti, testimone diretto della pagina più buia della nostra storia, l'Olocausto. Ed è per tale motivo che il sindaco di Floridia, Orazio Scalorino, ha sollecitato la Prefettura a consegnare al più presto una medaglia all'ultimo deportato "sopravvisuto ma dimenticato". "Prima dell'armistizio - racconta Carpinteri - ero un soldato semplice. Dopo l'8 settembre, però, qualcosa cambiò e l'esercito andò allo sbando. Non ci rimase che optare per la Repubblica di Salò, o entrare nelle file tedesche, o lo sbando. Io scelsi lo sbandamento e fui arrestato. Riuscì a fuggire assieme ad altri, ma successivamente fui arrestato e portato alle carceri nuove di Torino". L'incubo iniziò proprio quel giorno, da quel viaggio che da Torino condusse gli italiani al campo di concentramento di Mauthausen, in Austria. Nonostante l'età lo ”zio Aurelio”, così lo chiamano affettuosamente in città, ha i ricordi di quei momenti scolpiti nella mente e porta ancora i segni dei maltrattamenti subiti. "Viaggiammo nei vagoni bestiame - spiega Carpinteri. Giunti al campo di concentramento fummo costretti a spogliarci e depilarci. Poi, vestiti con pochi stracci, iniziammo a lavorare la pietra sotto la ferocia dei Kapo. Le nostre divise erano a righe, ci distingueva la nazionalità e il numero di matricola. Il mio era il 58776". Carpinteri conosce i lager, i divieti imposti dai nazisti, i lavori forzati, la fame, l'odore della morte, e i volti delle vittime e dei carnefici. "All'interno delle baracche c'era il posto dei capi, coloro che ammazzavano, bastonavano e portavano la gente a lavoro o nelle camere a gas". Il ricordo dei forni crematori è il più triste per Carpinteri e il più adatto a descrivere le atrocità andate al di là di ogni limite della ragione umana. Carpinteri lavorava la pietra e trasportava tutti i giorni gli ebrei uccisi nelle camere a gas. "Erano morti, erano giustiziati con il gas - dice. Noi li mettevamo nei carretti e li portavamo nei forni crematori. Nei crematori bollivano, diciamo, di fumo e di fiamme. E' stato terribile vivere quei momenti ed è impossibile per me dimenticarli". La testimonianza dello "zio Aurelio" ha un valore inestimabile perchè rivela l'orrore della Shoah. Ed è per questo che secondo i suoi concittadini "non può essere dimenticata ma onorata".
Quel reduce dei lager «dimenticato»: ho vissuto l’orrore delle camere a gas
Tocca nel profondo la storia di Aurelio Carpinteri, internato a Mauthausen. Il sindaco: gli sia conferita una medaglia
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