ROMA. Il sogno di indossare la divisa della Polizia l'ha avuto fin da piccolo. E alla prima occasione ha tentato il concorso. «Mamma il mio destino è questo», ha detto quando ha comunicato ai suoi che aveva superato l'esame e che stava per lasciare l'università.
«E noi l'abbiamo assecondato perchè sapevamo che era questa la sua strada», racconta la madre, Pinuccia Scatà, casalinga. Luca, il figlio di 29 anni agente in prova che, stanotte, insieme a un collega, ha fermato e sparato al tunisino autore della strage di Berlino, l'ha sentito stamattina presto. «Mi ha chiamato temendo che avrei sentito alla tv la notizia della sparatoria e che potessi preoccuparmi», dice. «So che oggi parlarci sarà difficile, deve rispondere ai magistrati, ma a noi basta che stia bene. Ci facciamo da parte e aspettiamo». Determinato, deciso, forte, i genitori lo descrivono così. Ne parlano con orgoglio.
«Abbiamo superato insieme momenti molto difficili. Uno, quando ha avuto un incidente gravissimo: è rimasto vivo per miracolo», racconta il padre, Giuseppe, dipendente comunale a Canicattini Bagni, paesino della provincia di Siracusa in cui il ragazzo è cresciuto. È andato via per l'università, si è trasferito a Catania, poi, dopo il concorso in polizia, ha lasciato la Sicilia.
«A me dispiace che il giovane tunisino sia morto, era solo un ragazzo - dice la madre - ma sapeva i rischi che avrebbe corso seguendo il percorso che ha intrapreso». Quasi coetanei Luca e Anis Amri, 25 anni, passato turbolento in Tunisia, sbarcato in Italia nel 2011 con uno dei tanti barconi giunti dall'Africa. Violento, arrestato e condannato in Italia il nordafricano radicalizzato in carcere. La notte scorsa, quando Luca e il collega l'hanno fermato, ha tirato fuori la pistola pronto a far fuoco. «Due storie così diverse le loro», dice la donna. «Due ragazzi - aggiunge - che hanno avuto vite opposte. Luca con la passione per la giustizia e la divisa, lui finito nel baratro dell' integralismo e del terrore».
A Milano il giovane agente ha scelto di andare. Dopo la scuola della Polizia di Campobasso ha indicato il capoluogo lombardo tra le sedi possibili. «Ce l'hanno mandato. Era felice - racconta la madre - A novembre siamo andati al suo giuramento. ha un sacco di amici, anche perchè è un ragazzo molto socievole». Per il lavoro ha una vera dedizione. «Non si lamenta mai - spiega Pina Scatà - ieri sera l'abbiamo sentito prima che cominciasse il turno di notte. Non gli ho mai sentito dire 'sono stancò». «Quando ha deciso di lasciare Ingegneria Informatica e ci ha detto che avrebbe fatto il poliziotto abbiamo messo in conto che avrebbe corso dei rischi, ma l'abbiamo assecondato. Era giusto così», racconta la donna. I genitori di Luca hanno un'altra figlia che vive a Padova e studia Psicologia. La famiglia si sarebbe dovuta riunire per Natale. «Vediamo se potrà venire», dice, in questo momento a me basta che stia bene. E a chi chiede a lei e al marito cosa si prova ad avere un figlio divenuto un eroe risponde: «non parlerei di eroismo. Luca ha fatto quel che doveva. Ha dentro una gran forza e crede nel suo lavoro. È solo questo, di eroico non c'è nulla».
Caricamento commenti
Commenta la notizia