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Casa venduta all'asta, protesta dei Forconi a Rosolini

Mariano Ferro

ROSOLINI. Un terreno di oltre 90 mila metri quadri all’interno di una cava, in contrada Prainito, nel territorio di Rosolini, di proprietà dell’imprenditore Giorgio Spadaro, utilizzato da 30 anni per l’estrazione della pietra, ed un immobile adibito ad abitazione, sono stati acquistati all’asta per poco meno di 120 mila euro. Un vero e proprio “affare”, visto che il reale valore è stimato in circa 500 mila euro, che però rischia di lasciare senza lavoro 18 operai e senza casa ben 3 famiglie con figli.

Ma quando ieri mattina è arrivato l’ufficiale giudiziario, con tanto di camion dei traslochi, con l’obiettivo di entrare in possesso della cava e dell’immobile poco distante, ha trovato ad attenderli il «Popolo dei Forconi», gli avvocati Giovanni Lo Presti e Giovanni Giuca, i 18 lavoratori della ditta di estrazione della pietra, alcuni liberi cittadini ed un cartello eloquente: «Casa e lavoro non si toccano».

Un «muro» di persone che, pacificamente, ha fatto desistere l’ufficiale giudiziario dal suo obiettivo, con la presa in possesso che è stata rinviata al 6 novembre prossimo. Entro tale data, però, potrebbe essere chiuso un accordo «bonario» per permettere al titolare della ditta di Rosolini di poter rientrare in possesso dei beni venduti all’asta.

Infatti l’imprenditore, Giorgio Spadaro, 55 anni, è disposto a rifornire la cifra all’acquirente, più le eventuali spese. «Una cifra che riteniamo congrua - dice l’avvocato Giovanni Lo Presti, che sta difendendo l’imprenditore-, e speriamo che in questo accordo prevalga il buon senso. Il problema di fondo è che si è chiusa una procedura aggiudicata con un prezzo “vile” che però distrugge un’azienda fiorente che da lavoro a 18 persone e che svende un immobile in cui vivono ben 3 famiglie con figli».

I debiti che hanno portato alla vendita all’asta risalgono a ben 29 anni fa. L’imprenditore Giorgio Spadaro ha ereditato dal padre una situazione debitoria che non è stato in grado di recuperare. «Oggi quelle condizioni per recuperare ci sono - aggiunge l’avvocato -, ed è per questo che stiamo istaurando un dialogo pacifico con l’acquirente. Diversamente saremo costretti a spostare tutto nelle aule dei tribunali con tutte le difficoltà che ci sono. Siamo pronti a dare battaglia in maniera giuridica e nel rispetto delle regole».

L’asta è iniziata nel 2013 e, dopo alcune sedute deserte, la cava in cui avviene l’estrazione della pietra è stata venduta per 40 mila euro. L’immobile poco distante, invece, per poco meno di 80 mila euro entrambi acquistati all’asta da un acquirente di Catania. «Assieme ai miei figli abbiamo fatto tanti sacrifici - dice Giorgio Spadaro, che oltre ad essere il proprietario della ditta vive anche nell’immobile con i figli e i nipoti -, adesso quei debiti contratti 29 anni fa rischiano di distruggere tutto. Il nostro sbaglio è stato costruire un immobile in un terreno pignorato dalle banche».

La presenza dei Forconi, al momento, ha evitato la presa in possesso. «Nulla di nuovo all’orizzonte – dice Mariano Ferro, leader del movimento-. Questa è l’ennesima impresa che salta e che qualcuno vorrebbe acquistare con pochi spiccioli. Nessuno ha voluto mettere mano alla legge nonostante i nostri continui suggerimenti. Bisognerebbe imporre di non scendere oltre il 70 per cento del reale prezzo dei beni. Poi vedremo chi si scomoderà ad acquistare».

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