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Evasione fiscale e lavoro nero, truffa da 18 milioni di euro tra Lentini e Carlentini

LENTINI. Scoperta una maxi truffa da 18,4 milioni di euro ai danni dell’Inps e dell’Erario. Sono stati individuati anche 62 lavoratori in nero a Lentini e Carlentini.

Sono stati denunciati sette imprenditori ed un commercialista. Sono tutti accusati di estorsione, truffa, associazione per delinquere finalizzata alla truffa, appropriazione indebita, omesso versamento di contributi previdenziali, responsabilità amministrativa degli enti, reati previsti dalla legge fallimentare oltre che per reati fiscali.

L’attività investigativa è stata avviata nel 2014 attraverso un’attività di verifica fiscale, che è proseguita con indagini di polizia giudiziaria. Secondo quanto scoperto dalle fiamme gialle la truffa è stata messa a segno da un’organizzazione strutturata attraverso quattro società operanti nel settore della produzione di calzature. E’ stato accertato che i sette imprenditori, dal 2009 al 2011, hanno certificato agli enti interessati una falsa crisi aziendale e di settore tale da poter garantire, alle società oggetto di indagini, la fruizione dei benefici della cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti.

Durante la cassa integrazione, non solo i dipendenti hanno lavorato regolarmente, ma gli imprenditori indagati hanno omesso il versamento di ritenute Irpef per 734.867 euro e contributi previdenziali per 1.206.819 euro. Secondo quanto accertato dagli inquirenti i lavoratori sarebbero stati costretti a restituire ai datori di lavoro la cassa integrazione percepita, minacciandoli altrimenti di licenziarli.
In sostanza, gli imprenditori hanno continuato regolarmente il ciclo produttivo delle aziende, nascondendo dei ricavi per oltre 7,6 milioni di euro ed Iva per oltre 1 milione di euro.
A conclusione del periodo di cassa integrazione gli amministratori hanno effettuato un licenziamento collettivo dell’intero personale dipendente procedendo alla richiesta di ulteriori benefici previsti dalla legge (Legge n. 223/1991). Le indagini svolte hanno permesso di evidenziare che le aziende hanno ottenuto indennità di mobilità per 1.142.869 euro e sgravi contributivi per 103.329 euro previsti per le imprese che assumono dipendenti attingendo dalle liste di mobilità, sono state anch’esse ottenute indebitamente.
Inoltre, una delle società segnalate, grazie alle false attestazioni rilasciate da un commercialista compiacente, ha richiesto il concordato preventivo al fine di tutelare i propri beni, nonché quelli dei soci, dall’imputazione del reato di bancarotta fraudolenta.

La complessiva attività investigativa ha permesso di rilevare che il danno all’Erario ammonta ad oltre 18,4 milioni di euro, scaturito da: redditi non dichiarati; elementi negativi di reddito indebitamente dedotti; Iva dovuta e non versata; imposta di registro evasa; maggiore base imponibile Irap sottratta a tassazione; ritenute fiscali e contributi previdenziali non operati e non versati; Cig in deroga ed indennità di mobilità indebitamente percepite.

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