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Teatro di Siracusa, in arrivo schermi con traduzione delle tragedie

SIRACUSA. L'afflusso sempre maggiore di turisti stranieri a Siracusa (e in Sicilia) e il rapporto - molto basso - tra le presenze estere e chi sceglie di comprare un biglietto per le tragedie greche a Siracusa, ha portato il commissario straordinario della Fondazione Inda, Pier Francesco Pinelli, a pensare a un progetto per l'introduzione della traduzione nel corso delle rappresentazioni classiche.

«L'attenzione del mondo accademico e dello spettacolo mette bene in risalto la complessità tecnica, filologica ed archeologica della sfida che l'Inda ha deciso di assumersi cercando di fornire strumenti di comprensione al pubblico straniero - dice -. Le soluzioni che stiamo valutando partono da un presupposto imprescindibile: il rispetto per il Teatro Greco. Sotto questo punto di vista è bene chiarire come non sarà applicata alcuna innovazione senza l'approvazione della Sovrintendenza ai Beni culturali con la quale da anni ormai portiamo avanti un percorso comune all'insegna del binomio tra un tesoro unico nel mondo come il Teatro Greco e le rappresentazioni classiche».

Proprio nell'ottica di individuare la soluzione più adeguata al monumento e più funzionale per chi seguirà gli spettacoli, si sta studiando, in alternativa all'utilizzo degli auricolari, la possibilità di posizionare due schermi laterali, di limitate dimensioni, attraverso i quali offrire la possibilità (non l'obbligo) a chi lo volesse, di poter leggere il testo.

Si tratta di una soluzione già messa in atto, con successo, per la stagione estiva del Teatro dell'Opera di Roma nel sito archeologico delle Terme di Caracalla. «Con questo progetto - aggiunge - assolviamo al compito istituzionale dell'Inda di diffondere la cultura classica, obiettivo che non si può limitare a coloro che parlano la lingua italiana. Il ciclo di rappresentazioni classiche, con i suoi 120.000 spettatori, è il massimo attrattore culturale della Sicilia ed uno dei primi d'Italia ed è proprio per questo che non può continuare ad essere frequentato da appena il 4-5% di pubblico non italiano».

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