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Il relitto del peschereccio ora è ad Augusta. "Ancora lì i corpi di 250-300 migranti"

AUGUSTA. E' nella rada nel porto di Augusta il relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015, nel naufragio in cui morirono circa 700 migranti, considerata la più grande tragedia nel Mediterraneo fra i viaggi della speranza, a largo della costa della Libia. Lo ha reso noto il Comandante Marittimo Sicilia, contrammiraglio Nicola de Felice, incontrando i giornalisti.

Il barcone è stato agganciato tre giorni fa e sollevato dal fondale con un modulo di recupero da nave Ievoli Ivory. In zona era presente nave San Giorgio della Marina Militare, che fornisce la protezione a tutto il dispositivo navale, con imbarcati oltre al personale del Gruppo Operativo Subacquei della Marina, una squadra di Vigili del Fuoco che ha il compito di effettuare i primi rilievi sul relitto e anticipare le informazioni utili. Il relitto sarà collocato all'interno di una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10, dove inizieranno le operazioni di recupero delle salme.

Nelle prossime ore il relitto sarà trasbordato su un pontone, una sorta di chiatta che lo porterà fino al pontile Nato dove verrà posizionato all'interno di un capannone per le procedure di identificazione delle salme. Una decina di corpi sono stati già trovati sull'esterno del peschereccio.

 

 

LE SALME. Dovrebbero essere 250-300 i corpi di migranti rimasti nel relitto del peschereccio. E' la stima del contrammiraglio della Marina militare italiana Pietro Covino, che ha incontrato i giornalisti sul pontile Nato di Melilli per rendere noti i particolari dell'operazione di recupero del peschereccio, tre giorni fa. Finora la stima delle vittime del naufragio era di circa 700, comprendendo anche i dispersi, il cui numero non è mai stato però accertato.

I FONDI. E' di 9 milioni e mezzo di euro il finanziamento della Presidenza del Consiglio per l'operazione di recupero del relitto del peschereccio che ha fatto naufragio il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, provocando la morte di centinaia di migranti. Lo ha reso noto il contrammiraglio Pietro Covino, della Marina militare. "Nella prima fase, relativa all'ispezione del relitto - ha spiegato Covino - sono stati spesi 1,4 milioni di euro; per la progettazione del recupero il finanziamento è stato di 1,6 milioni euro; e per la mobilitazione dei mezzi, il costo è stato di 6,5 milioni di euro". Le autopsie e le identificazioni delle salme, curate dell'equipe coordinata dalla professoressa Cristina Cattaneo della sezione di Medicina legale dell'università di Milano, saranno invece gratuite grazie alla disponibilità anche delle università di Catania, Messina e Palermo e dei medici della polizia di Stato.

IL RECUPERO. "Non era mai stato fatto un recupero di un peschereccio di tali dimensioni e a una profondità di circa 400 metri: è stata un'operazione complessa". Lo ha affermato il contrammiraglio della Marina militare, Pietro Covino durante la conferenza stampa al pontile Nato di Melilli. Sono state tre le fasi principali, ha spiegato l'ufficiale: "La prima, che si è conclusa ad ottobre, con l'ispezione del relitto per verificarne la struttura, le dimensioni e le reali capacità di sostenere la presa per riportarlo in superficie. La seconda - ha aggiunto - la progettazione e la realizzazione del modulo di recupero, che si è conclusa a dicembre. L'ultima fase è stata la mobilitazione dei mezzi, ovvero l'allestimento su una nave di tutte le attrezzature necessarie per il recupero".

RENZI.  "Grazie alla Marina Militare, fiero di essere italiano. Lavoriamo tutti i giorni perché l'Europa sia all'altezza dei valori che l'hanno fatta grande". Lo scrive su Facebook Matteo Renzi, all'indomani del recupero del relitto del peschereccio che fece naufragio il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia.

"Nell'aprile 2015, gli scafisti condussero alla morte settecento persone stipate in una carretta del mare e chiuse a chiave nella stiva. Quell'evento colpì molto tutte le persone di buona volontà. L'Italia chiese allora la convocazione di un consiglio europeo straordinario. E da lì - afferma il presidente del Consiglio - abbiamo iniziato a cambiare la politica continentale sui migranti, un passo alla volta. Quella nave contiene storie, volti, persone, non solo un numero di cadaveri. Ho dato disposizione alla Marina Militare di andare a recuperare il relitto per dare una sepoltura a quei nostri fratelli, a quelle nostre sorelle che altrimenti sarebbero rimasti per sempre in fondo al mare. L'ho fatto perché noi italiani conosciamo il valore della parola 'civiltà'".

"Ci hanno insegnato fin dai primi giorni di scuola che il rispetto per la sepoltura è uno dei grandi valori della nostra cultura. Dare una tomba a ciascuno di loro significa restituire il diritto alla memoria. E significa ammonire l'Europa su quali siano i valori che contano davvero. Continuiamo tutti i giorni a cercare di salvare vite umane, anche oggi", sottolinea Matteo Renzi.

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