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L'omicidio di Eligia, "scagionate le due donne"

SIRACUSA. «Siamo pronti per il processo che vedrà alla sbarra Christian Leonardi ma siamo convinti che qualcuno lo ha aiutato e lo dimostreremo». Tino Ardita, padre di Eligia, l’infermiera uccisa il 19 gennaio scorso nella sua casa in via Calatabiano, ha messo in campo l’ex comandante dei carabinieri del «Ris» di Parma, Luciano Garofano per trovare negli atti fino ad oggi prodotti dalla Procura, una traccia, qualsiasi indizio in grado di dimostrare che Christian Leonardi non ha potuto agire da solo in quella drammatica sera.

Le due donne
Il procuratore Francesco Paolo Giordano e l’aggiunto Fabio Scavone, titolari del fascicolo di inchiesta, sono certi che, con gli elementi raccolti fino ad oggi, il marito di Eligia Ardita è l’unico responsabile della morte della consorte. Nei mesi scorsi, i parenti della vittima avevano sollevato dei dubbi sulla posizione di due donne, tra cui la vicina di casa della coppia. Per questo motivo, i carabinieri del «Ris» di Messina avevano prelevato da quest’ultima dei campioni di saliva che sono stati confrontati con alcune tracce di «Dna» rinvenute nell’appartamento di via Calatabiano, dove si è consumata la tragedia. Le comparazioni hanno dato esito negativo che hanno di fatto scagionato la vicina. Per quanto concerne la posizione della seconda donna, indicata come una possibile amica del cuore di Christian Leonardi, sono stati i tabulati telefonici a tenerla a distanza dagli interessi della magistratura. Nelle ore in cui si consumava il delitto di Eligia Ardita, quella donna, secondo le conclusioni a cui sono giunti gli inquirenti, si trovava a Milano: troppo distante per dare un aiuto concreto all’indagato, per il quale si ipotizza il reato di omicidio volontario ed interruzione di gravidanza.

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