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A Siracusa "Le mille navi per una vergine"

SIRACUSA. Una flotta di mille navi cariche di uomini armati - Achei che vanno a portare la guerra contro Troia - è bloccata da tempo in Aulide da una lunga bonaccia. Si consultano gli oracoli e gli dei fanno sapere che l'armata potrà partire solo quando il comandante supremo, Agamennone, avrà sacrificato la vita della amatissima figlia. È questa la straziante situazione che devono affrontare i personaggi della «Ifigenia in Aulide», uno dei capolavori di Euripide, che è quest'anno in cartellone alla cinquantunesima stagione delle rappresentazioni classiche nel teatro greco di Siracusa.

 La stagione - che dura fino al 28 giugno - alterna «Le supplici» di Eschilo e la «Medea» di Seneca, un trittico di notevole forza teatrale per le migliaia e migliaia di spettatori, che ogni sera affollano lo splendido teatro di pietra. Lo spettacolo - molto applaudito alla prima di ieri sera - è firmato da Federico Tiezzi, regista formatosi all'avanguardia teatrale ed ora alla sua prima prova in un grande testo classico recitato all'aperto. Il suo lodevole impegno maggiore è sembrato quello di rendere del tutto comprensibile un testo che pure ha vari nodi oscuri; poi di far percepire come palpitanti i vari contrasti di una trama piena di ripensamenti per i personaggi principali; quindi di illustrare scenicamente la condizione di dubbio in cui si agita il grande Agamennone, che si chiede fino alla fine se debba assecondare gli dei, sgozzando l'amatissima figlia; o disobbedire agli dei che pretendono quel sacrificio di morte. Le ragioni del cuore e dell'affetto paterno si scontrano con la ragion di stato. Ed ognuno dei vari personaggi ha la sua ragione, spesso tutt'altro che nobile.

Ma alla fine sarà la stessa spaventatissima Ifigenia ad offrire il suo collo al coltello del boia (tutto nero e terribile, come un giustiziere del'Isis) spingendo il padre al sacrificio, argomentando: chi sono io, semplice vergine, a pretendere di contrastare il volere degli dei e le ragioni della guerra e della vita di migliaia di uomini? Ma ecco che inaspettatamente, sotto il coltello del boia, la vittima si trasforma in una bellissima cerva: e le ragioni del cuore si sposano a quelle della guerra. Il regista Tiezzi è riuscito a tenere tutto in equilibrio, la grandezza compromessa del re Agamennone, interpretato autorevolmente da Sebastiano Lo Monaco, che qui gioca in casa, essendo nato a Siracusa; l'appassionata difesa della moglie e madre Clitennestra (un'applauditissima Elena Ghiaurov); l'iracondo ma dubbioso Achille (Raffaele Esposito) e - fra molti altri - la debuttante (a Siracusa) giovanissima Lucia Lavia, che ha messo il suo giovanissimo talento al servizio della parte di Ifigenia, forte anche del talento familiare (è figlia di Gabriele Lavia e Monica Guerritore). Molto lodato anche il lavoro della costumista Giovanna Buzzi e dello scenografo Pier Paolo Bisleri che insieme firmano un allestimento impeccabile e fantasioso, memore delle origini asiatiche (forse indiane) della tragedia e della esibita regalità dell'insieme. Questa sera va in scena «Medea» nella versione di Seneca. Poi i tre spettacoli si alterneranno, sera dopo sera.

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