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Il pizzo delle cosche alle aziende del Siracusano: "Puntano a imporre le assunzioni"

Il comandante dei carabinieri: «È una delle forme consolidate in provincia»

SIRACUSA. Ci sono metodi di estorsione “moderni” che le organizzazioni mafiose hanno messo in campo e rendono tanti soldi. Ma la scoperta del pizzo al panificatore di viale Zecchino, intimidito con le taniche di benzine ed i messaggi, rappresenta, secondo l’opinione dei carabinieri, un passo indietro rispetto alle tecniche attuali. Per quell’episodio, sono stati arrestati Davide Pincio, 41 anni, e Maurizio Bianchini, 51 anni, e proprio quest’ultimo, secondo quanto riferito dagli inquirenti, si sarebbe presentato nel locale della vittima, presentandosi come l’amico buono.

«Si tratta di un metodo arcaico – confida il comandante provinciale dei carabinieri, Mauro Perdichizzi – che andava in voga molti anni fa, mentre da ormai ci sono tecniche diverse e meno rischiose per chi le mette in atto». In testa, ci sono le assunzioni: fornire forza lavoro alle imprese rappresenta per Cosa Nostra un’importante testa di ponte tra se e l’azienda. Non ditte di piccole dimensioni ma quelle che hanno grossi appalti, prevalentemente nel settore edile. «È una delle forme di estorsione – spiega il comandante provinciale dei carabinieri, Mauro Perdichizzi – che si è consolidate nella provincia di Siracusa ma non solo, in quanto è un metodo – dice ancora il comandante provinciale - spalmato ovunque».

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