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La morte di Eligia Ardita a Siracusa: «Priorità per il loculo»

L’episodio ha evidenziato ancora una volta la carenza di sepolture nella struttura di contrada Fusco. Intanto proseguono le indagini per fare luce sul decesso

SIRACUSA. «Abbiamo ricevuto garanzie dall’amministrazione comunale sull’assegnazione del loculo per Eligia». I familiari dell’infermiera morta insieme alla figlia che aveva in grembo sono stati contattati al telefono da un assessore della giunta di Giancarlo Garozzo che li ha rassicurati sull’assegnazione di un posto al cimitero di contrada Fusco. «Ci è stato detto – dice Fabrizio Ardita, zio di Eligia – che la giunta ha disposto la straordinarietà della vicenda legata a mia nipote. Il che vuol dire mettere a disposizione un loculo così come prevede la legge ma aspettiamo che mettano tutto nero su bianco. È un diritto che ci spetta così come ad altre famiglie che, in passato, hanno subito una tragedia simile alla nostra».

La salma dell’infermiera, che custodisce anche quella figlia, è sistemata nell’obitorio del cimitero ma non sarebbe l’unica ad essere ospitata in questo spazio. Un episodio che, comunque, certifica il ”sovraffollamento” del camposanto, ormai saturo, ma per realizzazione di una nuova struttura i tempi non sono affatto stretti. Sul fronte dell’inchiesta per omicidio colposo, coordinata dal sostituto, Magda Guarnaccia, nei prossimi giorni cominceranno gli interrogatori al palazzo di giustizia, in viale Santa Panagia, per consentire agli inquirenti di approfondire la drammatica vicenda dell’infermiera di 35 anni, che lavorava al pronto soccorso dell’ospedale «Umberto I».

Dalle informazioni fornite dalla famiglia, la vittima, che era all’ottavo mese di gravidanza, non avrebbe avuto particolari problemi, solo nell’ultima settimana avrebbe lamentato dei fastidi. Ne avrebbe parlato pure con il suo ginecologo, poi, la settimana scorsa, i dolori sono sfociati in vomito fino a quando il suo cuore ha cessato di battere durante il trasporto in ambulanza mentre la piccola Giulia è deceduta qualche minuto dopo, in ospedale, nonostante i medici abbiano tentato di salvarla.

 

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