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"Sono vittima di mobbing": operaio Isab minaccia di lanciarsi dalla torretta a Siracusa

Il lavoratore è sceso dopo oltre un’ora di trattative. La società: «Nessuna ritorsione nei confronti del nostro dipendente»

SIRACUSA. Ha urlato per oltre un’ora tutta la propria disperazione arrampicato su una torretta del pontile Isab di contrada Targia. Con la voce rotta dalla rabbia Ivan Baio, un operaio dell’«Isab» di 36 anni, ha minacciato di buttarsi nel vuoto chiedendo di parlare con i dirigenti dell’azienda acquistata dal colosso russo «Lukoil». «La mia vita è finita - ha detto l’operaio -. Ho tre figli e da nove mesi subisco atti di mobbing dall’azienda. Mi hanno decurtato lo stipendio e chiuso dentro una stanza minuscola. Io chiedo di essere trattato come essere umano e di poter lavorare come ho sempre fatto per dar da mangiare a mia moglie e i miei tre figli».

Il trentaseienne ha deciso di arrampicarsi su una delle torrette del pontile pochi minuti dopo le 11,30 pretendendo risposte a domande rimaste in sospeso per nove mesi. «Io ho una dignità - ha urlato Baio - e questa gente sta cercando di togliermi anche quella. Mi stanno portando alla morte, prendo metà dello stipendio che percepivo prima, ho dovuto cambiare più volte casa perché non sappiamo come andare avanti». Sulla torretta del pontile, per cercare di fare ragionare l’operaio è salito anche uno dei funzionari di «Isab» provando a calmarlo e convincerlo a scendere. In un primo momento, però, il trentaseienne non ha voluto sentire alcuna ragione pretendendo di parlare con i dirigenti della «Lukoil».

 

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