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Siracusa, nomine all’Inda, Baio: non rispettato lo statuto

SIRACUSA. «Fatte le dovute eccezioni i componenti del nuovo consiglio di amministrazione della fondazione Inda non hanno i requisiti necessari per ricoprire tale ruolo». È una vera e propria bomba quella che Salvo Baio, l’ex presidente del consorzio universitario Archimede, ed uno dei maggiori sostenitori della necessità di porre fine al commissariamento dell’Inda, ha lanciato sul nuovo organismo della fondazione. L’intervento di Baio che circa un anno fa fu tra l’altro tra i primi firmatari dell’appello lanciato al governo nazionale da intelluttuali e uomini di cultura della città per rivendicare la restituzione della presidenza dell’Inda al sindaco Giancarlo Garozzo e la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, fa seguito alla firma del provvedimento da parte del ministro Dario Franceschini appena la scorsa settimana. Decreto che rimette il sindaco alla guida della fondazione come era giusto fare, e che ha portato nel nuovo consiglio di amministrazione Walter Pagliaro, in qualità di consigliere delegato, Arnaldo Colasanti, Antonio Presti e Paolo Giansiracusa.
«Nelconsiglio di amministrazione della fondazione Inda - dice Baio - la cui attività fondamentale è quella di rappresentare le tragedie greche non c’è un solo grecista nè un latinista. Non era mai accaduto. Ed è incredibile che chi ha fatto le nomine non ne abbia tenuto conto, violando in questo modo espressamente lo statuto della fondazione che richiede per tutti i componenti del cda una competenza specialistica, nel campo della letteratura greca e di quella latina».
Baio non nasconde dunque la propria delusione e amarezza sugli sviluppi che ha assunto la vicenda della ricomposizione del nuovo organismo di gestione della fondazione. «Tutti i componenti del consiglio di amministrazione - aggiunge - fatta eccezione in parte per Walter Pagliaro, non hanno i requisiti richiesti, senza voler per questo sminuire il loro profilo culturale».
«Dopo quindici mesi dallo scioglimento del vecchio consiglio di amministrazione - afferma Salvo Baio - ci si aspettava dal governo regionale e da quello nazionale una composizione diversa, in grado di rilanciare sul piano artistico e culturale l’attività dell’Inda».
L’ex presidente del consorzio universitario dunque chiama in causa anche chi avrebbe dovuto avere un ruolo più attivo e attento sulle nomine per il nuovo consiglio di amministrazione della fondazione. «Chi doveva fare valere a livello istituzionale - dice Baio - le ragioni dell’Inda o si è defilato o è stato del tutto ininfluente. I fatti ci dicono che i nostri rappresentanti a Roma e a Palermo non sono stati in grado di orientare in maniera adeguata le nomine del consiglio di amministrazione Inda».
Nelle scorse settimane Iano Monaco, figlio di Giusto Monaco, aveva indirizzato un appello ai ministri per i Beni culturali e dell’Università, ma anche al presidente della regione affinchè si desse un profilo di «incontestabile competenza e indipendenza» al nuovo organismo. Mentre i due parlamentari nazionali del Pd Sofia Amoddio e Pippo Zappulla si erano limitati ad esprimere delusione per le nomine riguardanti il nuovo consiglio di amministrazione, esprimendo però soddisfazione per la fine della fase commissariale. Al momento il commissario dell’Inda, Alessandro Giacchetti, resta al proprio posto in attesa che il decreto firmato dal ministro per i Beni culturali Franceschini completi l’ iter.

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