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Noto, trasferire i mosaici del Tellaro? Nuova polemica

NOTO. "Trasferire i mosaici dalla villa romana del Tellaro a Noto nella chiesa di san Domenico? Un'assurdità, significherebbe ammettere il fallimento dei criteri che caratterizzano la fruizione dei beni culturali. La sfida non è togliere i mosaici dal luogo dove sono esposti, ma conservarli e gestirli". Ci va giù duro il tecnico Daniele Manfredi (un recente passato da assessore al Welfare) secondo cui lo spostamento in città dei mosaici dal luogo d'origine, la villa romana dove furono rinvenuti all'inizio degli anni Settanta, "sarebbe una vera sciocchezza". Ancor più duro lo è quando accenna al contenitore cittadino indicato per accogliere quel patrimonio dell'archeologia. "La chiesa di san Domenico?", si interroga sorpreso. "In molti continuano ad asserire che in quel luogo da poco restaurato sarebbero al sicuro. Ne sono proprio convinti? In quell'edificio regna l'inerzia e tutti fanno finta, nonostante le denunce, di non essere a conoscenza di un altro colossale sperpero di danaro. Quello fatto al san Domenico è un restauro sbagliato e dannoso", afferma. "Sarebbe opportuno che i favorevoli al trasferimento si ponessero alcune domande: come mai piove all'interno della chiesa? Perché è piena di umidità ascensionale? Perché le statue in gesso sono irrimediabilmente danneggiate e le parti lignee sono tarlate? Mi auguro che l'ex parlamentare Fabio Granata, tra i sostenitori del trasferimento dei mosaici pavimentali del IV secolo dopo Cristo, all'epoca dei lavori al san Domenico assessore regionale ai Beni culturali, possa dare risposte certe a queste segnalazioni. Ecco, i mosaici spostati nella chiesa di san Domenico sarebbero paradossalmente meno sicuri del luogo che oggi li ospita. E se nella villa romana del Tellaro si registrano fenomeni di umidità, mentre i raggi solari danneggiano i mosaici, la ragione è una: la realizzazione di quel mostro in acciaio e vetro. Piuttosto che parlare di spostamenti (la lettura dei mosaici sarebbe diversa se collocati in altro luogo) perché non si dà seguito a interventi immediati per non danneggiare ulteriormente queste opere d'arte? Quello che oggi si chiede un po' a tutti è un'assunzione di responsabilità perché questi beni appartengono all'umanità e non alla Regione, al Comune o alla Soprintendenza. Qualora dovesse verificarsi un danno irreparabile - dice Manfredi -, agli occhi del mondo sarebbe colpevole la collettività netina. Su questo ritengo debba riflettere la classe politica netina con in testa il sindaco che deve rappresentare gli interessi della città".

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