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Siracusa, il delitto di piazza della Repubblica: giallo su una lettera

SIRACUSA. C’è una lettera che è sparita dall’appartamento di Elvira Leone, l’insegnante in pensione uccisa nel corso di una rapina in casa. Una carta che darebbe indicazioni sul patrimonio della vittima ma non è chiaro se si tratta di un testamento o di una sorta di ”mappa” del tesoro nella disponibilità della settentaduenne, ritenuta molto facoltosa. I carabinieri del comando provinciale ipotizzano che gli aggressori fossero a conoscenza dello stato economico della vittima ed è probabile che non abbiano agito in modo casuale. Forse, è stata seguita, pedinata ma non si esclude che abbiano fatto i conti male, quando, dopo essere entrati nella sua abitazione, ricavata in una palazzina a piazza della Repubblica, se la sono trovata in soggiorno.
La porta di casa, dalle ricostruzioni dei carabinieri del Ris di Messina, sarebbe stata forzata una prima volta, segno che gli assassini avrebbe fatto un salto qualche giorno prima. Avrebbero usato una chiave bulgara, un grimaldello che consente di aprire senza difficoltà anche le porte blindate. La donna, secondo le informazioni fornite dagli inquirenti, coordinate dal sostituto Antonio Nicastro, non avrebbe fatto resistenza e qui si aprirebbero due scenari. Nel primo, si ipotizza che la violenza usata dagli aggressori avrebbe sopraffatto la pensionata, incapace, a 72 anni, di qualsiasi resistenza, tenuto conto che ad agire sarebbero state almeno due persone.
Nel secondo, invece, si immagina che la vittima conoscesse uno degli assassini, fatto sta, che, in entrambi i casi, c’è un dato certo ed incontrovertibile: Elvira Leone è stata ammazzata in modo brutale, come ha evidenziato l’autopsia compiuta nella camera mortuaria dell’ospedale «Umberto I» dal medico legale Francesco Coco. La pensionata è morta per strangolamento, a causa di quel cappio, realizzato con un cavo elettrico, legato alla gola dal suo assassino. Non ha avuto alcuna pietà, poi, una volta deceduta, la banda ha messo a soqquadro l’appartamento, rubando soprattutto degli oggetti in oro. Ce ne erano tanti in casa e gli inquirenti sono abbastanza certi che ne sapessero riconoscere il valore, infatti hanno preso i pezzi più pregiati ma nelle loro tasche sarebbe finita quella lettera. Non è ancora chiaro, e non sarà affatto facile dimostrarlo, se i rapinatori sapevano di quella missiva o ne sono entrati in possesso casualmente. Un altro dato in mano agli investigatori è l’immagine di una persona, ritratta dalle telecamere di videosorveglianze delle attività commerciali di piazza della Repubblica, a ridosso del portone di ingresso dello stabile in cui viveva l’ex insegnante dell’istituto «Nautico».

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