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«Quelle intimidazioni per far pagare il pizzo»

SIRACUSA. Sono sempre poche le denunce delle vittime delle estorsioni, su tutti commercianti ed imprenditori ma il dato più preoccupante è in città. Secondo i dati forniti dalle associazioni antiracket, nel capoluogo le segnalazioni alle forze dell’ordine o alla magistratura non crescono. Insomma, piegare la testa a chi impone il ”pizzo” sembra essere un’attitudine locale, cosa diversa negli altri Comuni della provincia, in particolare a Sortino, dove un gruppo di imprenditori, avvertito un anno fa con l’incendio del proprio locale, si è rivolto ai carabinieri che hanno arrestato i due presunti responsabili.

«Nel 2013, ci saranno state un centinaio di denunce tra estorsioni e usura (in tutta la provincia), ma è un dato che non aumenta e che a Siracusa e provincia, dal mio modo di vedere, sono poche» taglia corto il coordinatore delle associazioni antiracket, Paolo Caligiore, uno che il racket lo ha guardato in faccia insieme ad altri imprenditori di Palazzolo, autori oltre un decennio fa di una ribellione a chi avrebbe voluto fargli pagare il pizzo. Negli ultimi mesi, a Siracusa, si è registrata una sequenza di episodi allarmante, tra cui i colpi di pistola sparati contro la vetrina di un bar in viale Zecchino e l’incendio al mezzo di un commerciante, avvenuto nella zona di Bosco Minniti.


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