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Il voto per l’Ars, le polemiche non si fermano, Gennuso: «I sei deputati tutti contro di me»

SIRACUSA. La svolta sulla vicenda del ritorno al voto in nove sezioni tra Pachino e Rosolini determinata dal sequestro della documentazione dal fascicolo del consiglio di giustizia amministrativa, disposto dal capo della Procura della Repubblica Francesco Giordano non seda le polemiche. E oggi scendono in campo ancora l’ex deputato Pippo Gennuso ed il presidente della terza commissione ”Attività produttive” all’Ars Bruno Marziano. L’ex presidente della Provincia rilancia sull’accertamento di «tutte le responsabilità, individuando responsabili materiali e mandanti». «La decisione della Procura della Repubblica - aggiunge Marziano - è un segnale importante dell’attenzione che la stessa procura sta mettendo sulla denuncia di sei parlamentari siracusani ed anche per l’accertamento della verità sui brogli elettorali paventati nella stessa sentenza». «È bene - afferma Marziano - che la magistratura continui a lavorare serenamente senza pressioni di alcun tipo. E con questo spirito attendiamo fiduciosi le decisioni della magistratura e l’iter di esecuzione di una sentenza rispetto alla quale vanno eliminati tutti gli elementi di criticità sollevati dall’avvocatura dello Stato». «Resto l’unica vittima di una macchinazione colossale - dice intanto Gennuso - perchè quando i plichi sono spariti dal palazzo di giustizia, nessuno dei deputati regionali eletti nella circoscrizione di Siracusa, si è recato dai magistrati per presentare un esposto e chiedere verità e giustizia». «Sono stato l’unico - dice ancora Gennuso - a denunciare per tre ore in Procura gli imbrogli, consegnando anche le prove, che nessun allagamento si era verificato negli scantinati del tribunale e che il materiale non poteva essere finito nella discarica». Per l’ex parlamentare «c’è stata una mano maldestra che aveva interesse ad evitare la verifica dei verbali e delle schede». Gennuso parla di un «cartello di parlamentari» impegnati a difendere «la poltrona». «Non potrà essere un patto solidale tra loro - aggiunge - ad occultare la verità. In ogni caso in gioco non ci sono le preferenze personali dei candidati ma i voti attribuiti alle liste dei partiti o di movimenti per il quorum». «Se nei nove seggi in questione - precisa - ci sono candidati con poche preferenze non si può dire altrettanto delle liste ad essi collegate». «La presenza di eventuali poteri forti - conclude Gennuso - non mi fa paura». Intanto il deputato del Pdl Enzo Vinciullo chiama in causa il presidente dell’Ars accusandolo di «non aver fatto valere le prerogative previste dallo Statuto e suggerite dall’avvocatura dello Stato». «Da ora - ha detto Vinciullo - per me il presidente dell’Ars non è più super partes».

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