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Rete idrica di Siracusa, i 150 dipendenti della «Sai 8»: «Chiediamo garanzie»

SIRACUSA. Il personale di Sai 8 rischia di pagare con la perdita del proprio posto di lavoro il contrasto in atto tra la curatela, l'Ato idrico ed i Comuni». L'allarme è stato lanciato ieri mattina dia segretari provinciali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, Mario Rizzuti, Sebastiano Tripoli ed Emanuele Sorrentino nel corso dell'assemblea convocata davanti alla sede della «Sai 8» in viale Santa Panagia. I sindacati di fronte al ”muro contro muro” tra la curatela fallimentare ed i Comuni hanno chiesto adesso l'intervento del prefetto, Armando Gradone. A rischio per Rizzuti, Tripoli e Sorrentino se non si troverà una soluzione entro il 25 maggio data in cui si concluderà l'esercizio provvisorio, ci sono 150 lavoratori diretti ed oltre 270 impiegati nelle imprese dell'indotto.
Secondo i sindacati occorre un'operazione reale di trasparenza e tempi rapidi nella costituzione dei due ambiti decisi nell'ultima riunione convocata dal commissario dell'Ato idrico, Ferdinando Buceti. Un consorzio riunirà i comuni di Siracusa, Priolo, Augusta, Floridia, Solarino e Lentini e l'altro Buccheri, Noto, Pachino e Portopalo. L'intesa verrà siglata mercoledì prossimo a Catania. «Consideriamo con favore l'idea del consorzio tra i sindaci - hanno sottolineato i segretari provinciali della Filctem, Femca e Uiltec - ma siamo contrari a qualsiasi ipotesi di frammentazione. Lo ribadiamo perché vogliamo che le garanzie occupazionali per i lavoratori diretti e per l'indotto passino attraverso un progetto pensato e che sia economicamente valido».
I sindacati hanno chiesto un confronto con la curatela anche in merito alle proposte giunte nelle scorse settimane da Caltacqua. «Non possiamo avallare alcun tipo di contatto informale - hanno spiegato Rizzuti, Tripoli e Sorrentino - con questa o quell'altra società vogliamo che a fronte di qualsiasi percorso intrapreso dalla curatela, vi siano le condizioni di valutare e conoscere le ipotesi possibili. Un'attenzione la pretendiamo anche dalla classe politica attraverso azioni responsabili». Preoccupazioni che hanno manifestato anche ieri i dipendenti. «C'è grande apprensione - ha spiegato Salvatore Canto - perché non sappiamo quale sarà il nostro futuro. Non siamo tranquilli e siamo pronti a iniziative di mobilitazione forti. Speravamo di transitare verso il pubblico, ma attualmente è tutto fermo. Ci sentiamo vittime di questa situazione non creata da noi». Un nodo centrale nella vicenda è anche rappresentata dai debiti che la curatela fallimentare è costretta a registrare mensilmente e che si attestano in oltre 600 mila euro quasi interamente provocati da un tasso del 70 per cento di utenze morose.

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