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Ritardi nel trasloco, la scuola materna di Avola rimane chiusa

AVOLA. “Vacanze” natalizie prolungate fino al 14 gennaio, a partire da ieri, per i bambini delle quattro sezioni di scuola materna statale del plesso «Cappuccini» di piazza Francesco Crispi, appartenente all’Istituto comprensivo “Bianca”. La «proroga» è stata decisa a quanto pare dal dirigente scolastico in attesa del programmato trasferimento delle stesse classi assieme ad altre due sezioni comunali nel vicino immobile a piano terra ristrutturato dell’ex ospizio «Di Maria». La chiusura della scuola è stata ritenuta troppo lunga dai genitori dei bambini, rientrati giorno 7 dalle vacanze natalizie e da ieri costretti a lasciare i propri figli a casa per la nuova chiusura del plesso statale, creando nelle famiglie come dichiarato da diverse mamme non pochi disagi per chi lavora. I genitori che neppure erano stati avvertiti della chiusura della scuola statale (fino a ieri le due sezioni di materna comunale erano in funzione), dopo aver saputo soltanto dalla comunicazione affissa sulla porta di ingresso martedì pomeriggio, si sono rivolti al sindaco e all’assessore alla Pubblica istruzione per chiedere spiegazioni per i ritardi nel trasferimento degli arredi delle classi della statale ai locali dell’ex ospizio. «Noi abbiamo comunicato al dirigente scolastico che il trasferimento a cura del Comune verrà effettuato tra venerdì e sabato (domani e dopodomani), ma non abbiano deciso noi il periodo di chiusura della scuola fino al 14 gennaio», è stata la risposta data alle mamme dei bambini dagli amministratori comunali. La stessa domanda poi i genitori ieri l’hanno rivolta al dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Maria Rosa Picara, la quale avrebbe “dirottato” la responsabilità pare sul Comune per i motivi del trasferimento delle classi. Dicendo che alla fine si tratta soltanto di 8 giorni, escludendo sabato e domenica. «È ingiustificato tutto questo periodo di chiusura della scuola, considerato che il trasferimento degli arredi verrà effettuato a fine settimana», dicono tra la protesta e la rabbia i genitori dei bambini.

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