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Siracusa, una fondazione per il teatro comunale

Associazioni e club service presentano la bozza di statuto. Rizza: «Prevista la presenza di un sovrintendente e di un direttore artistico»

SIRACUSA. «Il teatro è di tutti e la città deve essere coinvolta nella gestione». Club service e associazioni culturali ”mettono le mani avanti” e propongono la costituzione di una fondazione per la gestione del teatro comunale che veda rappresentato anche l’ambito culturale locale ma che soprattutto punti a dare vita ad un «progetto di grande respiro e di grande spessore con personalità di eccellenza», evitando però «gli errori del passato». Un riferimento quest’ultimo che richiama alla mente alcune esperienze recenti relative a teatri e fondazioni. Un primo passo intanto è stato compiuto con la presentazione della bozza di statuto per la fondazione già inviata al sindaco Giancarlo Garozzo. Ad illustrare obiettivi e finalità dell’iniziativa ma anche parlare di cosa il teatro comunale, chiuso da 60 anni, deve rappresentare per la città sono stati ieri mattina Pierfrancesco Rizza, Cettina Ossino, Valerio Vancheri, Benito Nastasi e Teresa Peluso. «Da oltre 60 anni il teatro comunale è chiuso - ha detto Rizza - adesso sembra che il Comune sia finalmente in dirittura d’arrivo. Ed è giunto il momento di parlare della gestione che deve vedere coinvolta la città». Un coinvolgimento proposto attraverso un comitato della cultura chiamato ad esprimere un proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione della fondazione. «La fondazione riteniamo sia lo strumento più idoneo a gestire il teatro - ha aggiunto Rizza - ma per noi è inderogabile la partecipazione sia dei soci sostenitori ma anche dei soggetti legati al mondo della cultura». Nello statuto si parla anche delle due figure chiave per la vita del teatro; quella del sovrintendente e quella del direttore artistico. «È imbarazzare constatare - ha detto Vancheri - che per 60 anni il teatro comunale, un vero e proprio gioiellino, sia stato sottratto alla città. Adesso la sfida è garantirgli una vita culturale di rilievo per almeno i prossimi 60 anni». L’idea è quella di un teatro ”autonomo”, che punti soprattutto al coinvolgimento dei privati e sia capace di fare tesoro del «principio di sussidarietà». Come sottolineato da Diego Bivona, dirigente Erg, che ha fornito un contributo significativo al dibattito. «Parlando di gestione del teatro non bisogna inventarsi nulla - ha detto Bivona - occorre solo guardare ai sistemi di gestione di altri teatri, magari i migliori. E perchè un teatro abbia successo occorre garantire criteri di trasparenza, partecipazione ed efficenza. Un teatro che sia capace di vivere di vita propria, in maniera autonoma, può più facilmente attrarre i privati. Occorre dunque - ha concluso Bivona - ripercorrere le storie di successo di altri teatri». Un concetto condiviso da club service e associazioni culturali presenti. Anche perchè la questione ”economica” non è un aspetto secondario. Si tenta ora di creare i presupposti per tenere la ”politica” fuori dal teatro. Determinante sarà adesso il confronto con l’amministrazione comunale.

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