SIRACUSA. «Non dovete fare esperienza solo in Italia, ma prendere il volo oltreoceano. Consiglio gli Stati Uniti o l'Australia, una terra in gran fermento che avrebbe bisogno di nuove energie. Viaggiare arricchisce tanto. Io ho cominciato a farlo vincendo una borsa di studio e sono finito in America, dove avrei dovuto rimanere tre mesi: vi rimasi due anni tra New York e San Francisco. La Scuola di Parigi è finita. Ora c'è New York. L'Italia, purtroppo, è intasata. Capisco che è molto difficile andar via, lo è stato anche per me, naturalmente». Così lo scultore Arnaldo Pomodoro, che a Siracusa ha incontrato stamane una rappresentanza di studenti della Scuola speciale di architettura, su invito del commissario dell'Istituto del dramma antico Alessandro Giacchetti e del consulente artistico per il centenario Inda Manuel Giliberti.
Pomodoro firmerà scene e costumi per gli spettacoli 2014 al Teatro Greco: l'Orestea (Agamennone-Coefere-Eumenidi) di Eschilo; «Le Vespe» di Aristofane, che andranno in scena a Siracusa dal 9 maggio al 22 giugno.
A conclusione dell'incontro, tre studenti, Alfio Giuffrida, Tommaso Bartoloni, ed Eleonora Ingiulla hanno avuto modo di intervistare Pomodoro, che ha dato parecchi consigli ai futuri architetti, uno su tutti: viaggiare. «Io l'ho fatto. Venivo dall'esperienza della guerra - ha spiegato il maestro, 87 anni - e voi oggi arrivate da un'altra guerra, quella economica, che è ancor più grave»
Che chance ha la nostra generazione? Chiedono i tre studenti. «È tutto un ricambio, è cambiato tutto. Lo vedo con le mie figlie, anche loro sono andate in America a studiare, pur restando molto legate alle origini, all'Italia. Ma come dico loro, dico anche a voi: se volete farvi strada non restate qui in Italia. Io sono partito con un diploma da geometra dopo aver lavorato per dieci anni al Genio civile, avevo 27 anni quando capii che potevo fare delle 'cosè legate all'artigianato ma artistiche. Ho fatto delle cose che non servivano a niente, piccole 'cosè, all'epoca usavo l'argento, non costava nulla. Queste 'cosè un bel giorno sono state notate e così i più famosi collezionisti mi hanno invitato alla Biennale del '54. Nel '63 arrivò nientemeno che il Premio internazionale della scultura».
Il massimo della scuola di architettura per Pomodoro? «Senza dubbio quella americana. Del resto, sono stati loro a costruire i grattacieli, dopo Eiffel. Insomma, all'America non si sfugge. Bisogna andare; anche a Londra, una New York in piccolo».
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