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Siracusa, i commercialisti in crisi preparano lo sciopero

SIRACUSA. Crisi di liquidità degli studi, adempimenti delegati dallo Stato senza alcun riconoscimento economico, legislazione e normazione schizofrenica, sottomissione forzata agli «arbìtri» delle agenzie fiscali, responsabilità professionale totalmente "a sbalzo" sul crinale di un panorama confuso e in perenne cambiamento. Sono queste le ragioni che stanno spingendo i commercialisti italiani a proclamare per la prima volta nella storia lo sciopero. L’ultimo passo che manca è il parere della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, poi sarà astensione. I commercialisti in questo momento si trovano come schiacciati dallo Stato e dalla gestione dei clienti, come spiega Raffaele Marcello, presidente dell'Unione nazionale commercialisti ed esperti contabili. «I problemi sono strettamente collegati. Da un lato la gestione del cliente, che sempre più spesso è in crisi di liquidità e non riesce a pagare le consulenze e le parcelle, mentre sull'altro versante subiamo il diluvio di adempimenti che l'amministrazione statale ci chiede, anzi ci delega a costo e a riconoscimento zero». Marcello prova anche a illustrare le possibili soluzioni. «Iniziamo a eliminare gli adempimenti inutili, come lo spesometro – continua il presidente dell'Uncec – Ha idea di quanto lavoro comporta per gli studi di consulenza fiscale? Eppure all'amministrazione sarebbe bastato utilizzare gli elenchi fornitori di 20 anni fa per arrivare al medesimo risultato. Mentre noi abbiamo dovuto acquistare software, caricandoci i costi, il disagio e l'ulteriore lavoro per conto dello Stato, ovviamente in perdita».

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