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Siracusa, i fratelli Mignacca tra i 30 latitanti più pericolosi d'Italia

SIRACUSA. I fratelli Calogero e Vincenzino  Mignacca figuravano nella lista dei 30 più pericolosi latitanti  d'Italia; di loro si erano perse le tracce quattro anni e cinque  mesi fa. Indicati dagli inquirenti come esponenti di spicco e  killer del clan dei Tortoriciani, sono stati condannati a  diversi ergastoli. L'ultima condanna era divenuta definitiva il  25 luglio  2008, quando si erano resi irreperibili.     


Originari di Montalbano Elicona, un paesino dei Nebrodi,  inizialmente allevatori poi titolari di una impresa di materiale  edile, erano stati protagonisti di un'ascesa criminale  inarrestabile. I Migliacca erano stati condannati, tra l'altro,  come esecutori materiali dell'uccisione di Maurizio Vincenzo  Ioppolo, indicato come «esattore» delle tangenti per conto del  clan dei Bontempo Scavo nella zona di Brolo.  I due fratelli avevano infine riportato differenti sentenze  in appello nell'ambito del processo «Mare nostrum»: Vincenzino 4  ergastoli, mentre per Calogero la pena confermata era stata di 4  anni e 10 mesi. Gli investigatori avevano dato la caccia ai due  boss latitanti sui Nebrodi, in Calabria e nel siracusano, dove  oggi sono stati individuati. Qualche anno fu scoperto un covo  dove si erano nascosti ancora 'caldò nei dintorni di Randazzo.  Il pentito Santo Gullo di recente aveva parlato di aiuti e  protezioni di cui godevano i due fratelli latitanti, facendo  capire che comunque non potevano essere lontani perchè uno dei  due era in pessime condizioni di salute. I carabinieri nei  giorni scorsi hanno individuato l'ultimo covo dei Mignacca, che  si trova in aperta campagna dove pascolano mucche e pecore. Gli  investigatori ritengono che i ricercati possano aver avuto delle  coperture da parte di pastori della zona.     


Secondo la ricostruzione dei militari che hanno effettuato il  blitz Calogero Mignacca, 41 anni si è fatto arrestare subito  senza opporre resistenza, mentre il fratello Vincenzo, 46 anni,  è stato trovato in un'altra stanza con in mano la pistola con la  quale si è suicidato. Oltre alle due pistole i militari hanno  sequestrato nel covo altri due fucili. Il casolare, con i muri  non ancora intonacati, era molto spartano; i carabinieri lo  stanno perquisendo alla ricerca di elementi utili alle indagini.  Sul posto sono al lavoro anche i militari del Ris di Messina.        Calogero e Vincenzino Mignacca ebbero un ruolo di primo  piano nella faida mafiosa che tra l'inizio degli anni '70 e la  fine degli anni '80 ha causato centinaia di morti nei paesi  della fascia tirrenica del messinese. 

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