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Priolo, i metalmeccanici della «Siteco»: «Chi è contro l’eolico ci toglie il lavoro»

PRIOLO. «Se un ex segretario della Cgil come Bruno Marziano si schiera contro i lavoratori, allora l’unica strada che ci rimane è tornare a scendere in piazza. Gli operai della Siteco non sono morti, vorrà dire che il primo posto dove monteremo le nostre tende sarà sotto casa del deputato, visto che ha di che sfamarci».


La mozione del Pd approvata martedì scorso all’Ars contro i parchi eolici, le torri che producono energia dal vento, gli deve essere sembrata l’ultimo schiaffo alle sue speranze: Peppe Italia è un operaio metalmeccanico di Floridia ed un rappresentante sindacale della Fiom Cgil. Fino a tre anni fa aveva ancora un lavoro alla «Siteco» di Priolo, poi lo stop della Regione alle autorizzazioni ai parchi eolici ha cancellato le prospettive dell’azienda in cui lavorava con altre 250 persone, ma insieme all’indotto si era arrivati anche a 680 buste paga.


La «Siteco» aveva ”commesse acquisite per 18 milioni di euro che la politica ci ha tolto”, dice Italia, assieme al suo ex compagno di lavoro, Alfio Spitaleri, di Città Giardino. La rabbia è tanta ed è tutta indirizzata contro i politici che ”non hanno fatto niente. Se anche ora la Regione sbloccasse le autorizzazioni per i parchi eolici, nel sito della Siteco si potrebbe tornare a lavorare? A chi dobbiamo chiederlo? Speriamo che almeno in Prefettura la nostra voce possa essere ascoltata”. Una situazione che ha ormai esasperato i metalmeccanici, perchè la macchina della giustizia civile ha i suoi tempi, incompatibili con chi deve sfamare una famiglia.


All’istanza fallimentare della «Siteco» giunta in appello sono appese le speranze di riavere i loro soldi: il trattamento di fine rapporto, le ferie non godute, il mancato preavviso e il denaro versato nel fondo pensione. Per quel che è stato del loro posto di lavoro, solo promesse. «C'è un gruppo che ha finito gli ammortizzatori sociali, sono 25-30 che hanno concluso il periodo di mobilità e per i quali è stata richiesta una deroga - racconta Italia -. Il prossimo anno toccherà ad un altro un buon gruppo. Qui si sta calpestando la dignità del diritto al lavoro che è il primo articolo della Costituzione italiana. E ci troviamo i deputati del Pd contro proprio ora che la Regione, con l’assessore all’Energia Nicolò Marino, vorrebbe sbloccare i 64 parchi eolici che furono fermati, per chiudere un contenzioso di cause pendenti».


Un sito industriale che ha una storia fatta di sigle (Bonardi, Belleli, Ims, Is, Fantuzzi Reggiane e infine Siteco) che risale agli anni ’60. E proprio alle sigle di altre aziende, scomparse cancellando centinaia di posti di lavoro e capacità produttiva in provincia, pensano le tute blu che hanno visto la fine di Progema, Man, Sina Service, Cogema. «Ma chi ci difende? I politici mi parlano di impatto ambientale dell’eolico - conclude Italia -, ma lo vedono che succede nella zona industriale? Se danno fastidio le torre eoliche, allora dovremmo togliere pure i tralicci elettrici. Non li lasceremo giocare con la nostra vita».Da sinistra Peppe Italia e Alfio Spitaleri, ex operai della «Siteco»

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