Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Avola, tunisino disoccupato chiede lavoro: «Aiutatemi, non voglio delinquere»

SIRACUSA. «Chiedo lavoro, non chiedo carità. Con questi miseri soldi che ogni mese mi danno per il lavoro che svolgo per conto del Comune con il progetto di reinserimento sociale, quando sono erogati puntualmente, non riesco a campare la mia famiglia composta da mia moglie e 5 figli minori tra i 9 e 17 anni. Per liquidarmi la somma di 400 euro del mese di attività appena concluso mi hanno sballottato da un ufficio all'altro e alla fine mi hanno detto di attendere ancora qualche giorno perchè le procedure burocratiche per l'erogazione devono essere completate. Ho sbagliato e sto scontando la pena che mi è stata inflitta ma non sono un delinquente». È pieno di rabbia, mista a rassegnazione, quasi con le lacrime agli occhi, Lamloumi Radhouane, detto "Salvatore", 43 anni, originario della Tunisia, sposato con un'avolese, sottoposto fino al mese di dicembre alla misura di prevenzione d'obbligo dell'affidamento ai Servizi Sociali per una condanna inflittagli dai giudici dopo la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per un reato commesso qualche anno fa in materia di favoreggiamento all'immigrazione clandestina e truffa. La condanna comprende anche la misura cautelare dell'obbligo del soggiorno obbligato nel Comune di residenza. Un vero e proprio inferno per "Salvatore" che ieri mattina è salito al municipio iniziando una protesta dopo che i dipendenti dei vari uffici, Servizi Sociali ne Ragioneria, lo sballottavano da un ufficio all'altro dopo la sua richiesta di ottenere i soldi del lavoro svolto del mese di agosto con il progetto di inclusione sociale "Vola verso obiettivo lavoro", finanziato dal Distretto socio -sanitario di Noto nell'ambito del piano di zona. «Per i soldi devi attendere le procedure burocratiche che ancora non sono state completate», ha detto al tunisino il sindaco Cannata. La situazione di "Salvatore", da 20 anni residente ad Avola e i 5 figli nati tutti in città, non pare possa attendere i tempi burocratici. Fa i conti dei soldi che gli sono stati erogati nei primi 3 mesi di attività lavorativa con il progetto "Vola", 114 euro a maggio, 324 a giugno, 100 a luglio e 400 euro non ancora liquidati per il mese di agosto. «Mi dica come posso fare a mantenere 5 figli e mia moglie con questa miseria che mi danno, e li dovrei anche ringraziare perchè mi fanno lavorare! Avevo chiesto di poter lavorare in qualche ditta che lavora per il Comune ma scelgono sempre gli avolesi. Io che sono un extracomunitario non vengo preso neppure in considerazione - dice con rabbia Lamloumi Radhouane- . A casa mia, il frigo è vuoto, e di certo non basta una borsa - spesa di 40 euro di prodotti che ogni tanti ci assegna il Comune o la Caritas. Adesso in famiglia abbiamo il problema scolastico e non so come fare per mandare i miei figli più piccoli a scuola perché non posso comprargli i libri. Almeno per questi ultimi mesi dell'anno il Comune gli amministratori mi aiutino a trovare un lavoro più remunerativo, fino a quando finirò di scontare la pena e poi sarò libero di andare nel mio Paese a lavorare. A mia moglie i Servizi Sociali lo scorso febbraio hanno pure smarrito la domanda protocollata e che abbiamo in copia per la richiesta del contributo regionale previsto dalla legge per motivi di salute. Dico a tutti che nessuno si azzardi a togliermi i figli! Perché altrimenti sarà guerra».

Caricamento commenti

Commenta la notizia