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Le vasche dell’«Ias» liberate dai fanghi, a Priolo nascerà un campo fotovoltaico

L’idea è stata lanciata dal vice presidente Turi Raiti. Sono state smaltite oltre 200 mila tonnellate

PRIOLO. Nell'area delle due vasche liberate dalle 257 mila tonnellate di fanghi adesso potrebbe sorgere un campo di pannelli fotovoltaici per rendere il depuratore consortile Ias, indipendente sotto il profilo energetico. L'idea è stata lanciata ieri dal vicepresidente, Turi Raiti nel corso dell'incontro svolto insieme ai dirigenti delle aziende nel salone delle riunioni del consorzio che gestisce il depuratore del polo petrolchimico di Priolo in cui si è tracciato un bilancio dell'operazione di smaltimento delle due montagne di fanghi alte fino a nove metri, finanziata dalle aziende dell'area industriale per oltre 69 milioni di euro. Fornita dall'Ias anche una lista sulla partecipazione da parte delle aziende con Syndial che ha investito 23 milioni e 398.575 euro, Eni ha finanziato gli interventi per 20 milioni e 526.773 euro, Esso per 18 milioni e 857.930 euro, Sasol per 6 milioni e 21.743 euro e Polimeri-Versalis per 730.119 euro. A cui vanno aggiunti 1 milione e 728.633 euro di oneri accessori. «Abbiamo concluso una fase lunga realizzata in collaborazione delle aziende e di uno staff di consulenti formato da Francesco Stallone e Mario Li Castri che hanno coordinato in questi anni tutte le fasi - ha detto Raiti - e posto un viatico per nuovi investimenti. I luoghi sono stati riportati allo stato originario ed adesso l'obiettivo che dovrà essere valutato con l'intero cda è di farne un campo fotovoltaico». Nei due bacini che contenevano sostanze classificate come una vera e propria ”bomba ecologica” in cui, dal 1985 al 1998, erano stati scaricati i fanghi prodotti dal processo di depurazione dei reflui degli impianti della zona industriale. Le due montagne sono state spostate da Priolo in Olanda: è lì che la «Fcc Ambito» la società spagnola capofila dell'associazione temporanea d'imprese con Tre Erre e Sogeri, ha realizzato la linea di trattamento del materiale inquinante per arrivare alla quasi totalità del suo recupero, ”cancellando” attraverso una serie di processi, le tracce di idrocarburi e metalli pesanti per giungere ad una sostanza da riutilizzare nell'edilizia. Complessivamente sono stati 9.183 i viaggi compiuti in un triennio per liberare i due bacini A e B rispettivamente da 75 mila e 25 mila metri quadrati. «Sono state caricate in tutto 29 navi - ha detto il direttore di Ias, Donato Infantino -. Le operazioni sono iniziate nel dicembre del 2010 e terminate nell'aprile del 2013. La destinazione è stata Moerdjik, vicino Rotterdam dove i reflui sono stati sottoposti ad un trattamento termico che ha consentito il loro totale recupero, diventando anche una risorsa utilizzata in ambito edile».

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