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Cappelle del cimitero a rischio crollo a Noto, appello agli eredi per i restauri

Servono fondi per i lavori. Don Bellomia: «Esiste un regolamento comunale che vincola i parenti dei defunti»

NOTO. Malridotte, fatiscenti e in taluni casi anche pericolose. È lo stato delle cappelle cimiteriali di proprietà delle parrocchie della città le quali, a seguito delle perizie tecniche eseguite prima del l'estate del 2010, necessitano di una rapida manutenzione «che è a carico dei congiunti dei defunti - ammonisce don Salvatore Bellomia, della parrocchia di san Corrado nella Basilica Cattedrale - pena la decadenza della concessione di sepoltura nel cimitero di Noto». E qui cominciano i problemi, seri, specie per la difficoltà, che a volte si è tradotta in impossibilità, di interpellare gli eredi dei defunti. «In questi anni, seppure con enorme difficoltà e seguendo le indicazioni del regolamento comunale, siamo riusciti a completare il restauro delle cappelle che rientrano nella nostra competenza (san Giovanni Battista al pozzo e san Domenico), dando così seguito all'ordinanza dell'allora sindaco Valvo che nel 2010 ingiunse alle parrocchie proprietarie delle tombe di provvedere alla manutenzione. Ma tanto rimane ancora da fare, mentre la questione, proprio per i ritardi che si sono accumulati nei lavori, è finita in tribunale. Nonostante la richiesta di proroga avanzata dalla Curia vescovile - dice don Bellomia - i parroci interessati aspettiamo ancora d'essere chiamati a difenderci davanti al giudice». Malridotte, fatiscenti e in qualche caso anche pericolose: ma c'è da fare i conti anche con le polemiche che nel frattempo la vicenda ha generato. «Per porre rimedio alla situazione - precisa don Bellomia - è stato richiesto un contributo agli eredi dei defunti sepolti nelle cappelle delle parrocchie, ma solo un terzo degli interpellati si è presentato. Così, per poter coprire le spese dei lavori, dalle due cappelle già restaurate sono stati esumati e posti in apposite cassette i resti dei defunti venuti a mancare da molto tempo, riassegnando i loculi vuoti e agevolando le famiglie più in difficoltà». Qualcuno parla di fastidiosi equivoci legati all'impossibilità di interpellare gli eredi dei defunti sepolti nelle cappelle cimiteriali. In molti casi si sarebbe verificata una propria decadenza, circostanza che ha finito per sollevare un vespaio di polemiche. E don Bellomia, che per risolvere la vicenda s'è dovuto districare tra mille difficoltà (il problema coinvolge altri parroci), punta sulla massima: «bisogna passare dalla mentalità feudale, secondo la quale la Chiesa è ricca, ad una cultura di corresponsabilità e partecipazione di tutti al bene comune».

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