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È chiuso da 27 anni il museo di Noto, il sindaco stanzia i fondi per riaprirlo

Duecentomila euro posti in bilancio e la speranza che la Regione intervenga per definire l’ex monastero

NOTO. Noto, città della cultura, rilancia una vecchia e anche controversa sfida: riscoprire lo storico museo civico ospitato, fino a metà degli anni Ottanta, in un'estesa ala dell'ex monastero del Santissimo Salvatore, l'armonioso complesso architettonico che si sviluppa tra il corso Vittorio Emanuele e la salita di via Dogali e Saati. Nei programmi dell'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Corrado Bonfanti, c'è il dichiarato impegno di aprire al più presto quel portone sbarrato da più di ventisette anni. Nell'agosto di due anni fa, in occasione della mostra "Di Miti e Di Mari" promossa dall'assessorato alla Cultura della Regione Siciliana, seppure per un solo mese e con un cantiere ancora aperto, fu possibile visitare l'edificio. Adesso si vuole ridare luce a quei preziosi ambienti e mostrare la restaurata area che custodisce il tempio di Demetra. Ventisette anni di lavori: un po' troppi, anche perché l'edificio non è ancora del tutto agibile.
"Proprio così", annuisce con un pizzico di rabbia il primo cittadino. "Il recupero del complesso del Santissimo Salvatore, a partire dagli anni Ottanta simbolo del barocco che veniva giù, è un progetto che appartiene, in tutti i sensi, alla prima repubblica. Per la sistemazione è arrivato un finanziamento di un milione e mezzo di euro, ed è finita come tutti sappiamo. Quella preziosa area, e con essa il museo, è ancora chiuso". E Bonfanti è già proiettato nel futuro, molto prossimo. "Nel bilancio che sarà approvato entro la fine del mese - dice - abbiamo previsto uno stanziamento di 200 mila euro per rendere fruibile il palazzo e, una volta completati i lavori, esporre i preziosi reperti archeologici in esso custoditi. Tuttavia, ho avuto precise e confortanti assicurazioni da parte dell'assessore regionale ai Beni culturali Mariarita Sgarlata che la Regione, rispolverando un progetto fondi Pon, potrebbe destinare nuove somme su Noto. È già allo studio la fase progettuale per l'ammissione al finanziamento".
E così l'ex monastero del Santissimo Salvatore, dalla parte in cui domina il Belvedere, per ventisette anni è stato un edificio da ammirare e apprezzare. Ma solo dall'esterno.
Dentro è rimasto, anzi è, un cantiere che si scompone tra moderni ascensori, tuttora sigillati, e muri in attesa d'essere completati. Proprio come il piano calpestabile, ancora privo di pavimenti. Il cantiere che accoglie l'arte: lo scrigno, seppure con molta lentezza e tra mille incertezze, entro l'anno dovrebbe essere riaperto, restituendo a studiosi e amanti del bello quel monumento un tempo, oramai piuttosto lontano (era il 1986), simbolo del "barocco pericoloso".
Ma oggi l'immagine che propone la città è un'altra, anche se molti edifici, proprio come quello che ospita il museo, rimangono ancora tutti da scoprire. (*VR*)

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