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Intimidazione all’imprenditore Faro, due cartucce calibro 7,65 nell’auto

Il «messaggio» attaccato al finestrino della vettura: ieri l’uomo ha deciso di non testimoniare in un processo

SIRACUSA. Due cartucce per pistola calibro 7,65 sono state fatte rinvenire, attaccate con del nastro isolante al finestrino dell'auto, all'imprenditore Antonino Faro, titolare di alcune ditte specializzate nel settore dei videogiochi elettronici. La notizia dell'intimidazione, subita dalla vittima il 10 maggio scorso, è rimbalzata ieri mattina dall'aula del tribunale dove è ripreso il processo a carico dei siracusani Giampaolo Giaquinta, 32 anni, ed il macellaio Sebastiano Micieli, 42 anni, entrambi ai domiciliari, finiti sotto inchiesta nel maggio dello scorso anno con l'accusa di usura ai danni di Antonino Faro e della moglie. L'imprenditore, che nel processo figura parte offesa, avrebbe dovuto comparire ieri in aula per rendere la sua deposizione ma non si è presentato. Ha testimoniato invece l'ispettore della Squadra mobile Biagio Ciccullo il quale, oltre a riferire della denuncia di Faro subito dopo il ritrovamento delle cartucce, ha detto di avere ricevuto qualche giorno fa un messaggio sms da parte dell'imprenditore il quale riferisce di non sentirsi tranquillo e di temere per la sua incolumità e per quella dei suoi familiari collegando la sua inquietudine alla recente scarcerazione di alcuni esponenti della malavita locale. Queste circostanze hanno suscitato la pronta reazione dei difensori degli imputati, gli avvocati Giambattista Rizza e Franca Auteri, i quali hanno tenuto a specificare che non vi è alcun collegamento tra gli episodi riferiti e gli imputati. Mentre il pubblico ministero Marco Bisogni ha prodotto una copia del messaggio ricevuto dal verbalizzante della squadra mobile, il tribunale si è riservato di acquisire ulteriori elementi sulla vicenda. Il processo, dal quale è frattanto uscito un terzo imputato, l'imprenditore edile Maurizio Ferrante, giudicato il 15 maggio dello scorso anno con rito alternativoe condannato a due anni e quattro mesi di reclusione, è stato aggiornato al 2 luglio. La vicenda giudiziaria ruota attorno alla vendita di due immobili appartenenti alla moglie di Faro. Secondo la ricostruzione accusatoria Maurizio Ferrante, che aveva in precedenza elargito un prestito alla donna, aveva ricevuto una procura speciale a vendere gli appartamenti della vittima. Stando a quanto contestato dalla magistratura, la cessione degli immobili sarebbe stata la conseguenza del mancato adempimento della restituzione delle somme prestate alle vittime. Ferrante venne posto ai domiciliari, così come Micieli, subito dopo avere ritirato presso uno studio notarile la procura speciale. In carcere, con l'accusa di concorso in usura ma anche per detenzione illegale di tre pistole è finito invece Giampaolo Giaquinta.

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