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Siracusa, uccise la moglie: condannato a 14 anni

Il gup Michele Consiglio ha disposto anche tre anni di libertà vigilata per l’imputato. Il pubblico ministero aveva chiesto 20 anni di carcere

SIRACUSA. Una condanna a quattordici anni di reclusione è stata inflitta dal gup del tribunale Michele Consiglio a Salvatore Infanti, il pensionato di 70 anni arrestato la mattina del 24 febbraio di due anni fa per avere ucciso, soffocandola con un cuscino, la moglie di 63 anni, Elisabetta Facchiano, nella loro abitazione in via Luigi Monti alla Pizzuta. Il verdetto è stato pronunciato ieri al termine del processo che è stato celebrato con giudizio abbreviato, rito alternativo che comporta l'applicazione dello sconto di un terzo sull'intero importo della pena. Con la stessa sentenza il giudice ha disposto che l'imputato venga sottoposto, a pena espiata, a tre anni di libertà vigilata, e ha inferto la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il verdetto accoglie in parte le conclusioni tracciate dal pubblico ministero Antonio Nicastro che, dettando la sua requisitoria nella passata udienza, ha sollecitato per il pensionato una condanna a vent'anni di reclusione. Il difensore dell'imputato, avvocato Lucilla Campailla, ha invece esortato il minimo della pena, e l'esclusione dell'aggravante della premeditazione, anche alla luce dell'ampia confessione resa dal pensionato dopo l'uxoricidio. La drammatica vicenda familiare, che non ha mancato di suscitare commozione e sgomento fra gli abitanti del quartiere che conoscono la coppia, è ruotata attorno alla disperazione sorta nel pensionato di fronte all'impossibilità di fare fronte alle spese economiche necessarie per supportare la malattia di cui soffriva la moglie legata ad una forte sofferenza psichica. Secondo la ricostruzione tracciata dalla magistratura, l'uomo, dopo avere trascorso una notte insonne, tormentato dal pensiero di mettere fine alle sofferenze patite dalla moglie, ha atteso le prime luci dell'alba per afferrare il cuscino della camera da letto e soffocare la donna mentre questa ancora dormiva. Dopo il delitto il pensionato ha avvertito la polizia telefonando al centralino della sala operativa. Poi, si è seduto su una sedia in cucina e lì ha atteso l'arrivo delle forze dell'ordine consegnando agli agenti la sua terribile verità. "Non riuscivo più a vederla in quello stato - ha dichiarato il pensionato ai giudici in aula -. Ho dovuto farmi forza nel mettere in atto il gesto che ha portato mia moglie alla morte". Un'amara confessione resa con lucida quanto disperata serenità. La vittima, a causa di un tumore alla mandibola per il quale aveva subito due interventi chirurgici, era precipitata negli abissi della depressione aggravando il quadro delle sue sofferenze. Nel corso degli interrogatori il pensionato ha spiegato di non avere avuto altra scelta dovendo abbandonare in tempi brevi l'appartamento nel quale viveva, perduto a causa di una grave situazione economica, evento che non aveva avuto il coraggio di rivelare alla moglie, nella disperazione di non avere altro tetto né soldi per vivere.

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