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Intimidazione a Bono, il gip non convalida il fermo

Niente carcere ma obbligo di dimora per Sebastiano Garofalo, l'agente della polizia provinciale - da tre anni sospeso dal servizio - che martedì scorso era finito in carcere con l'accusa di essere l'autore materiale dell'intimidazione al presidente della Provincia Nicola Bono al quale venne incendiata la porta del garage sottostante la sua abitazione di Avola

SIRACUSA. Niente carcere ma obbligo di dimora nel comune di Siracusa con divieto di abbandonare la propria abitazione nella fascia oraria compresa tra 23 e le 6,30 dell'indomani. Lo ha deciso il Gip del Tribunale di Siracusa Michele Consiglio che non ha convalidato il fermo di Sebastiano Garofalo, l'agente della polizia provinciale di Siracusa - da tre anni sospeso dal servizio - che martedì scorso era finito in carcere con l'accusa di essere l'autore materiale dell'intimidazione al presidente della Provincia Nicola Bono al quale, all'alba del 21 febbraio scorso, venne incendiata la porta del garage sottostante la sua abitazione di Avola. Garofalo questa mattina, assieme al suo difensore, l'avvocato Giambattista Rizza, ha spiegato di essere assolutamente estraneo alla vicenda e di non nutrire alcun risentimento nei confronti del presidente Bono: «Non è certamente lui - ha spiegato -, in questa vicenda il mio interlocutore. A lui spetta il potere di indirizzo politico dell'ente e la mia personale vicenda ha invece un profilo strettamente amministrativo». Per l'accusa dietro l'incendio vi sarebbe, invece, proprio il risentimento di Garofalo nei confronti di Bono per la sospensione dal servizio applicata dopo che l'agente della polizia provinciale era rimasto coinvolto in un'inchiesta su casi di assenteismo
all'ente. «Una vicenda questa - ha spiegato stamane lo stesso Garofalo - per la quale da tre anni, inutilmente, attendo che venga fatta luce. Ma il processo va di rinvio in rinvio anche perchè, è stato messo agli atti, sarebbe andato smarrito il fascicolo del pubblico ministero e solo di recente sarebbe stato possibile ricomporlo. Io ho solo voglia di avere giustizia». Garofalo, infine, ha anche commentato il «perdono» del presidente Bono che ha annunciato che non intende costituirsi
parte civile nell'eventuale processo nei suoi confronti nè di richiedere alcun risarcimento di danni: «Il perdono va dato ha chi ha fatto qualcosa - ha concluso - ed io non ho fatto nulla».

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