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L’Ias libera dai fanghi «Disinnescata» la bomba ecologica

Imbarcati per l’Olanda gli ultimi carichi di materiale, il vicepresidente Turi Raiti: «Così abbiamo evitato il blocco della zona industriale»

SIRACUSA. Soltanto un paio d’anni fa dietro alle sue spalle ci sarebbero state due montagne di fanghi industriali, oltre 259 mila tonnellate di materiale inquinante. Ora Turi Raiti, vicepresidente del consorzio Ias, che gestisce il depuratore del polo petrolchimico, guarda alle due aree sgomberate. Quelle stesse che erano state classificate come una vera e propria «bomba ecologica» in cui, dal 1985 al ’98, erano stati scaricati i fanghi pericolosi prodotti dal processo di depurazione dei reflui degli impianti della zona industriale. L’ultimo grande carico è stato imbarcato domenica al porto di Augusta, destinazione Moerdjik, vicino Rotterdam. Così le due «montagne» sono state spostate da Priolo in Olanda: è lì che la «Fcc Ambìto», la società madrilena capofila dell’associazione temporeanea d’imprese con la romana Tre Erre e la Sogeri, ha realizzato la linea di trattamento del materiale inquinante per arrivare alla quasi totalità del suo recupero, ”cancellando” attraverso una serie di processi, le tracce di idrocarburi e metalli pesanti per giungere ad una sostanza praticamente inerte da riutilizzare nell’edilizia. L’intero percorso è stato documentato fotograficamente, i mezzi all’entrata e all’uscita dal depuratore sistematicamente pesati e sottoposti a lavaggio per rimuovere tracce di inquinanti. Una procedura scrupolosa, quasi maniacale, che era già iniziata con i chili di faldoni legati al maxi-appalto.

Quelle carte che nel 2008 finirono nel caveau di una banca, videosorvegliate per evitare ogni rischio di ”contaminazione”. I timori che la gara da oltre 64 milioni di euro, il contratto è stato reso operativo nel dicembre del 2010, si arenasse in un’opera incompiuta ora sono definitivamente fugati. «Se si fosse bloccato il depuratore Ias si sarebbe bloccata l’intera zona industriale - va ripetendo Raiti -, c’è stato il rischio in passato di un danno irreparabile, del crearsi di condizioni simili a quelle dell’Ilva di Taranto. Se il depuratore non funziona, non possono funzionare gli impianti con le evidenti conseguenze per le imprese e i lavoratori. Qui, però, grazie all’impegno delle aziende del Petrolchimico, ognuna per la propria quota, e alle professionalità su cui può contare Ias, si è riusciti a portare a termine un intervento fondamentale». Già, perchè l’eliminazione dei vecchi fanghi di Ias chiude un’emergenza che su cui più volte la Procura aveva alzato l’attenzione. L’impianto, spiegano al depuratore, da quando non è più chiamato a smaltire i reflui di alcuni impianti ormai dismessi, ha ridotto del 90 per cento rispetto al passato la produzione di fanghi, ora smaltiti regolarmente dall’«Igm». Al depuratore, oltre agli scarichi industriali, arrivano pure quelli delle fogne di Priolo, Melilli, Belvedere e della zona nord del capoluogo. «L’Ias è una società che opera esclusivamente con i soldi dei privati - sottolinea Raiti - ma che rispetta i criteri del settore pubblico per quanto riguarda le forniture di beni e servizi. Nella selezione dei consulenti, nel caso della recente ricerca di mercato, quasi per un eccesso di trasparenza abbiamo fatto ricorso ad un bando. Di fronte ai primi rilievi dell’Irsap non abbiamo provveduto alla sospensione ma al suo annullamento, chiarendo però tutto all’Istituto regionale dal quale aspettiamo una risposta chiarificatrice».

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