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Parroco accusato di violenza sessuale Davanti al giudice sceglie il silenzio

Al cospetto del Gip il sacerdote Gaetano Incardona si è avvalso della facoltà di non rispondere

AUGUSTA. È rimasto in aula una manciata di minuti, giusto il tempo di ascoltare dalla voce del giudice delle indagini preliminari Michele Consiglio (lo stesso gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare disponendo la misura degli arresti domiciliari) i capi d’imputazione contestati dal pubblico ministero Antonio Nicastro, che lo indicano come presunto autore di molestie sessuali, don Gaetano Incardona, 73 anni, arciprete della Chiesa Madre, da cinque giorni ristretto nella sua abitazione. Il sacerdote si è presentato nell’aula del gip al secondo livello del Palazzo di Giustizia accompagnato dai suoi legali di fiducia, gli avvocati Ettore Randazzo e Pucci Piccione, ma al suo primo confronto con i magistrati che gli rivolgono accuse pesantissime ha preferito la strada del silenzio. Nessuna versione a propria discolpa, nessuna parola, anche nella formula delle dichiarazioni spontanee: soltanto l’affermazione di volersi avvalere della facoltà di non rispondere. Un scelta che non necessariamente preclude ad una riflessione in vista di un’ammissione di responsabilità ma che anzi il più delle volte serve alla difesa per prendere tempo e di acquisire tutta la documentazione allegata agli atti del fascicolo d’indagine ed avviare proprie indagini che seguono in parallelo quelle che vengono svolte dalle autorità inquirenti. Sempre la difesa sta valutando in queste ore se proporre o meno ricorso al Tribunale della Libertà di Catania. L’aspetto investigativo è quello che al momento sembra tenere maggiormente banco. I carabinieri, che hanno raccolto la denuncia della vittima, una studentessa universitaria di 21 anni che sostiene di essere stata molestata dal sacerdote nel momento della confessione, stanno lavorando alla ricerca di ulteriori riscontri, dopo quelli già acquisiti con microspie e telecamere installate all’insaputa dell’indagato nella sagrestia della chiesa dove la stessa vittima è tornata d’intesa con gli investigatori due giorni dopo le presunte attenzioni subìte. Una modalità analoga a quella descritta dalla prima vittima è stata tracciata qualche giorno fa da una seconda giovane donna che, dopo avere appreso la notizia dell’arresto del sacerdote, si è presentata in caserma per denunciare di essere stata oggetto anch’essa di uguali morbose attenzioni, un anno prima. Da quello che ha raccontato ai carabinieri, il sacerdote l’avrebbe condotta in sagrestia e lì sarebbero avvenute le molestie. Il materiale è adesso al vaglio anche della difesa che intende andare fino in fondo alla vicenda.

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