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Noto, l’ultimo saluto al quindicenne morto a scuola

Centinaia di amici e studenti, così come tantissimi netini, si sono stretti attorno al dolore della famiglia Salemi

NOTO. Ora c'è spazio solo per il silenzio, per l'intensa preghiera e per l'angosciante dolore. Ma più di ogni altra cosa è il momento della promessa della vita eterna: «Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?».

Un brano, quello del vangelo di Giovanni scelto dalla famiglia Salemi per dare l'ultimo saluto, quello terreno, al figlio Stefano, il 15enne netino morto martedì mattina all'Istituto Fermi di Avola (frequentava l'Alberghiero), durante l'ora di educazione fisica. Un dramma che si è consumato nel volgere di pochissimi minuti: , si è sentito male mentre giocava a calcetto. È morto qualche minuto dopo il suo arrivo in ospedale. Nel tardo pomeriggio di mercoledì, al termine dell'autopsia, la salma è stata restituita ai familiari per i funerali.

La partecipata funzione che ha unito la comunità pentecostale, ma anche tantissimi amici della famiglia, si è tenuta nel primo pomeriggio di ieri al cimitero della città barocca secondo il rito della chiesa Pentecostale cristiana. Centinaia gli amici, tra cui tantissimi giovani - c'erano anche i compagni di scuola e di gioco di Stefano - che si sono stretti all'immenso dolore dei fratelli Cristina e Nicolas. E in molti hanno affollato lo slargo che anticipa l'ingresso della parte nuova del cimitero, dove il pastore Franco Miraglia ha celebrato il rito. Nelle sue parole un deciso messaggio di vita capace di superare la morte.

Scene toccanti nel ricordo di un «ragazzo meraviglioso, sempre con il sorriso in bocca», dice tra le lacrime la compagna e amica Maria. «Il suo sogno? Divideva la forte passione per lo sport - tifava per la Juve - con l'amore per la cucina. Un giorno sarò un grande chef», ripeteva. «Grande, Stefano, nonostante l'età, lo è stato. Davvero».

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