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Augusta, le ex saline Regina sono nel degrado: «Alterati gli equilibri ambientali»

L’allarme lanciato da Di Venuta: «La costruzione del lungomare ha causato la chiusura degli antichi canali»

AUGUSTA. Alcuni tratti si sono insabbiati da quando hanno realizzato il vicino lungomare «Granatello», in altri si possono trovare accumuli di rifiuti di vario tipo che galleggiano abbandonati. Peggiora, ogni giorno che passa, lo stato di salute delle ex saline «Regina», che si trovano nei pressi dell’ospedale «Muscatello» e che insieme alle altre due zone umide del territorio comunale sono già stati identificate come siti di importanza comunitaria, i cosiddetti «Sic» e zone di protezione speciale (Zps). A segnalarlo è Jessica Di Venuta, presidente della sezione augustana dell’associazione ambientalista «Italia Nostra» che ha inviato una lettera agli assessorati regionale e provinciali al Territorio e ambiente, al commissario straordinario del Comune e al corpo forestale dello stato per chiedere interventi urgenti per ripristinare le condizioni di equilibrio ambientale del sito.
«Già da tempo, - scrive - per ridurre il degrado, l’abbandono e la sporcizia in cui si trovano, abbiamo richiesto tramite un protocollo d’intesa col comune di Augusta di effettuare a titolo gratuito la vigilanza e la pulizia delle aree prospicienti le saline, senza peraltro ottenere alcuna risposta. La realizzazione, inoltre, del nuovo lungomare ha causato la chiusura degli antichi canali, che permettevano l’ingresso dell’acqua marina nei pantani durante le maree, e la realizzazione dei nuovi canali – continua - ha alterato drasticamente gli equilibri ambientali in tutta l’area della salina a causa del fenomeno di insabbiamento. questo pregiudica lo scambio col mare nella stagione secca e porta ad un eccessivo innalzamento del livello dell’acqua nella stagione umida». Una situazione questa già sollevata anche in passato da altre associazioni ambientaliste, che però finora è rimasta lettera morta e che con il passare del tempo, secondo Di Venuta, sta creando condizioni di vivibilità meno ottimali per gli uccelli che di solito scelgono le saline durante l’inverno per sostare, come folaghe, moriglioni e mestoloni. «La loro tutela risulta essere fondamentale anche perché - conclude - si tratta di ambienti intrinsecamente fragili e quindi vulnerabili, Si chiede pertanto che tale situazione possa e debba essere risolta solo chiudendo i nuovi canali e ripristinando quelli antichi, la cui collocazione, tutt’altro che casuale, era fatta in funzione dell’antica struttura della salina».

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