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Umberto I, prelievo di organi: il fegato ad un bimbo di 8 anni

Il gesto di solidarietà dei familiari di una donna di 65 anni

SIRACUSA. Prelievo multiorgano all'ospedale «Umberto I»: su una paziente di 65 anni sono stati prelevati reni, fegato e cornee. Un nuovo gesto di grande solidarietà da parte dei familiari che arriva a poche settimane da un altro che si era registrato nella struttura di via Testaferrata. Anche in questo caso sono stati i familiari della donna, L.L., siracusana deceduta nella notte per emorragia cerebrale, a dare il proprio consenso per il prelievo degli organi. Le operazioni sono state coordinate dall'equipe medica del reparto di Rianimazione del presidio. Ad effettuare il prelievo le equipe provenienti dall'azienda ospedaliera «Giovanni XXIII» di Bergamo, dall'«Ismett» di Palermo, dal Policlinico di Catania e dallo stesso ospedale cittadino. A rendere ancora più importante questo gesto di solidarietà è la certezza che il fegato prelevato dalla donna, separato in due porzioni, verrà destinato ad un bambino di 8 anni di Bergamo, in attesa di trapianto poiché colpito da un'epatite fulminante e ad un paziente adulto in attesa di trapianto a Palermo. Inoltre i reni e le cornee sono stati destinati ai pazienti in lista di attesa in altre strutture siciliane. A coordinare le operazioni è stato l'ufficio locale trapianti coordinato da Franco Gioia Passione. «L'organizzazione ed il buon esito del prelievo sono stati resi possibili anche grazie al supporto logistico garantito dalla polizia stradale e dalla Croce rossa italiana - afferma Gioia Passione - perché è stato necessario attivare una staffetta per collegare in poco tempo le varie strutture e per il trasferimento del fegato che era destinato ad un bambino di Bergamo». Il coordinatore dell'ufficio locale trapianti sottolinea come siano in crescita questi gesti di solidarietà da parte delle famiglie, segnale che aumenta la cultura della donazione. In passato ci sono stati anche incontri promossi nelle scuole per far conoscere ai giovani l'importanza della donazione. «Queste azioni crescono - aggiunge Gioia Passione - perché devono diventare dei gesti normali affinché non ci sia diffidenza ma la consapevolezza che si aiutano delle vite».

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